New York - Si chiamano Afghanistan Papers, e raccontano 18 anni di bugie o verità nascoste. Oltre 2mila pagine rese note dal Washington Post che contengono documenti e interviste riservate a diplomatici e generali dove raccontano ciò che veramente stava avvenendo nella missione Usa. Dalle carte emerge che i vertici dell'amministrazione da George W. Bush in poi hanno più volte ingannato nel corso degli anni l'opinione pubblica sulla situazione in Afghanistan per nascondere i fallimenti del conflitto iniziato all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001, a cui il presidente Donald Trump sta tentando di porre fine con un accordo con i talebani. Il Wp ha ottenuto i documenti dopo una battaglia legale di tre anni grazie al Freedom Of Information Act, e nelle interviste oltre 400 responsabili hanno criticato aspramente il modo in cui gli Stati Uniti sono rimasti impantanati nella guerra per quasi vent'anni. «Dalle testimonianze - scrive il quotidiano della capitale - emerge che era comune nei quartier generali militari a Kabul, ma anche alla Casa Bianca, alterare e manipolare le statistiche per far sembrare che gli Usa stavano vincendo la guerra, mentre non era così». «Queste carte assomigliano molto ai famosi Pentagon Papers sulla storia segreta della guerra del Vietnam», si spiega. Tra i documenti esaminati ci sono anche alcuni memo inediti che risalgono al 2001-2006 dell'ex segretario alla difesa Donald Rumsfeld.
«Non sapevamo quello che stavamo facendo», rivela in una delle interviste il generale Douglas Lute, ex zar della Casa Bianca per la guerra in Afghanistan durante le amministrazioni di Bush e Obama. Secondo i dati del Dipartimento della Difesa, dal 2001 sono state schierate nel Paese oltre 775mila truppe statunitensi, con un bilancio di 2.300 morti e 20.589 feriti. VRob
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