Cronache

L'Aia, dal tribunale assist a Hezbollah. "Non è coinvolto nell'omicidio Hariri"

I giudici: niente prove del coinvolgimento del partito sciita e della Siria. Tre assolti, condannato un membro dell'organizzazione

L'Aia, dal tribunale assist a Hezbollah. "Non è coinvolto nell'omicidio Hariri"

«Giustizia» in ritardo di 15 anni e pure monca con un colpo al cerchio e uno alla botte, come nelle migliori tradizioni dell'Onu. Il Tribunale speciale con sede a L'Aja, per l'omicidio del premier Rafik Hariri, il giorno di San Valentino del 2005, ha condannato uno dei membri di Hezbollah individuati da tempo. Gli altri tre sono stati assolti e la corte dell'Onu ha scagionato il partito armato sciita libanese e il regime siriano dal terribile attentato di Beirut.

La sentenza doveva arrivare il 7 agosto, ma è stata rimandata a causa della paurosa esplosione che tre giorni prima aveva devastato la capitale libanese con nuovi sospetti su Hezbollah, che smentisce qualsiasi coinvolgimento. I magistrati internazionali hanno riconosciuto la colpevolezza di Salim Ayyash, processato in contumacia, per tutti i capi d'accusa che vanno da cospirazione ed esecuzione dell'attentato, all'omicidio di 21 persone vittime della strage. Grazie a 2600 pagine di atti i giudici hanno deciso che Ayyash «ha partecipato ai preparativi dell'attacco almeno dall'inizio di febbraio 2005 fino a quattro minuti prima del suo completamento. La sua ultima chiamata è avvenuta alle 12:50:55 ed è durata dieci secondi». I giudici precisano che «la questione non è se il signor Ayyash abbia fatto esplodere l'esplosivo con le sue mani - cosa che non ha fatto - ma se le sue azioni abbiano contribuito direttamente all'esecuzione del crimine». Le prove si basano sull'uso di alcuni telefoni cellulari di una rete speciale utilizzati dalla «squadra rossa», la cellula dell'attentato. Il filo d'Arianna telefonico ha portato all'individuazione dei quattro incriminati, tutti membri di Hezbollah. Il Partito di Dio ha sempre sostenuto che i suoi uomini sono innocenti e monitoravano Hariri perché cercavano degli agenti israeliani. Hezbollah non ha mai consegnato gli incriminati al tribunale dell'Onu.

Ayyash, nato nel 1963 ad Harouf, nel Libano meridionale, era ufficialmente un volontario della Difesa civile. Nome di battaglia Abu Salim aveva pure la cittadinanza americana ed è considerato il comandante operativo della cellula del terrore. Alla luce delle prove raccolte «il Tribunale di primo grado ritiene il signor Ayyash colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, in quanto coautore, dell'omicidio intenzionale del signor Rafik Hariri» hanno concluso i giudici. La pena sarà decisa più avanti, ma rischia l'ergastolo. Sia difesa che accusa possono impugnare la sentenza. Assad Sabra, Hussein Oneissi e Hassan Habib Mehri, gli altri imputati sono stati assolti per mancanza di prove. Mustafa Badreddine, il pezzo più grosso di Hezbollah, considerato dall'accusa la «mente», è uscito di scena dopo essere stato ucciso in Siria nel 2016.

Il presidente del tribunale, David Re, ha spiegato che nei mesi prima della sua morte, Hariri aveva caldeggiato la riduzione dell'influenza della Siria in Libano e di Hezbollah. Il regime di Damasco e il partito armato sciita avrebbero avuto dei «validi motivi» per eliminare Hariri, «ma - ha chiarito Re - non ci sono prove che la leadership di Hezbollah abbia avuto alcun coinvolgimento nell'omicidio e non ci sono prove dirette del coinvolgimento siriano». Una pietra tombale sullo scenario internazionale e i veri mandanti dell'omicidio.

Saad, il figlio di Hariri, leader sunnita libanese, ed ex primo ministro ha dichiarato: «È chiaro che la rete responsabile provenga dai ranghi» di Hezbollah, «saremo in pace solo quando verrà applicata la punizione».

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