L'aiutino dei dem ai comunisti per sabotare Leu

Il minuscolo Pc di Rizzo riesce a raccogliere le firme. Sospetti sui renziani in Emilia e Toscana

L'aiutino dei dem ai comunisti per sabotare Leu

«Buona la prima». Il Partito comunista di Marco Rizzo ha salutato così l'obiettivo raggiunto delle «21mila firme» utili per la presentazione della lista con falce e martello alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Prosegue il comunicato pubblicato sul sito internet dei comunisti: «La nostra lista sarà presente nell'80% delle regioni italiane». E poi il brindisi dei rossi per il risultato conseguito: «Si tratta di un risultato largamente positivo, che evidenzia la crescita del radicamento e il rafforzamento del Partito».

Ma, di questi tempi, anche la presentazione della lista di un partitino che si aggira su percentuali da prefisso telefonico, riesce ad agitare le acque del Partito democratico. E l'eterna sfida a sinistra, interna ai dem e contro Liberi e uguali di Grasso, si arricchisce di una nuova puntata grottesca. Stando ad alcune indiscrezioni fuoriuscite da ambienti del Pd, dietro la presenza della falce e martello sulla scheda elettorale ci sarebbe l'aiutino di qualche renziano per la raccolta firme. L'obiettivo, piuttosto maldestro, perseguito da alcuni colonnelli sarebbe «quello di creare confusione nell'elettore di sinistra con il simbolo del vecchio Pci e provare a togliere qualche voto agli scissionisti». Il campo di battaglia dell'«operazione Barbarossa» sarebbe localizzato nelle regioni dove la formazione di Bersani e D'Alema creerà più problemi al Pd: Emilia Romagna e Toscana su tutte, ma anche Piemonte, il Lazio e la Basilicata di Roberto Speranza e Filippo Bubbico. Una regione, quest'ultima, dove «gli esponenti estremisti di Rizzo sono in buoni rapporti personali con importanti personaggi locali dei dem». E dove Speranza e Bubbico tenteranno l'effetto traino, drenando più voti possibili al partito di Renzi. Lo stesso scenario che si prospetta nelle storiche «regioni rosse» del centro-nord e nella sempre imprevedibile, per la sinistra, partita delle città di Roma e Torino. Nel 2016 entrambe finite tra le grinfie dei Cinque Stelle. In tutti questi territori il Partito comunista dell'ex deputato Marco Rizzo è riuscito a raccogliere in breve tempo le firme utili per presentarsi alle elezioni politiche. Con il malefico sospetto, cavalcato in privato dalla minoranza interna, di un aiuto delle truppe cammellate del Pd ai banchetti dei comunisti.

Il partito erede dei Comunisti italiani, movimento al governo con Prodi, D'Alema e Amato, propone «l'abbattimento del capitalismo e la costruzione del

socialismo-comunismo, che è la soluzione allo sfruttamento, alla miseria, alla povertà che oggi attanagliano milioni di persone». Ma per qualcuno è sempre meglio dei fratelli coltelli Speranza, Grasso, Bersani e soprattutto D'Alema.

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