Roma - «Questo programma di governo è un libro dei sogni - dice ai suoi Silvio Berlusconi - che non coglie le priorità del Paese. E sarà un salasso per i cittadini». Ormai il Conte bis sta nascendo e il leader di Forza Italia non crede che farà bene all'Italia. La conferma gli viene dai punti sui quali si sono accordati M5s e Pd e anche dal metodo della piattaforma Rousseau, che ha tenuto tutti fino all'ultimo col fiato sospeso e per il Cavaliere è un insulto alla democrazia rappresentativa. Sarà, dunque, vera opposizione.
Dagli azzurri arrivano duri attacchi alla consultazione online. Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Fi, dice che tutto ciò è «devastante perché umilia le procedure costituzionali e privatizza di fatto le istituzioni», lasciando la parola finale sulla formazione del nuovo governo agli «iscritti di un'azienda privata al cui verdetto dovrà inchinarsi, secondo i 5 Stelle, il premier incaricato dal capo dello Stato».
Paolo Zangrillo, coordinatore degli azzurri in Piemonte, si appella al presidente della Repubblica «affinché valuti l'opportunità di revocare l'incarico» a Conte, dopo averlo visto mentre «arringava gli iscritti alla piattaforma Rousseau per ottenere il via libera alla chiusura dell'accordo di governo giallorosso» e ricorda «che l'incarico che ha ricevuto dovrebbe rimanere all'interno dei dettami della Costituzione, senza spazio per genuflessioni ad associazioni private».
Quanto alle voci di una disponibilità di un gruppo di senatori di Fi di sostenere la traballante maggioranza che sta per nascere, chi smentisce è il vicecapogruppo Lucio Malan: «Fra di noi non ci sono né trame, né pattuglie, né gruppetti». Nessun soccorso azzurro, assicura anche Francesco Giro e Giorgio Mulè scandisce: «La nostra sarà un'opposizione durissima».
Uno dei senatori citati dai media nel drappello dialogante con i renziaini, è Massimo Mallegni che precisa di non essere stato affatto contattato e spiega che per screditare le persone le si vuole sempre catalogare, o con Salvini o con Renzi: «O di qua o di là. Ma non è così. Ho sempre pensato che prima di essere fedeli servisse essere leali. Essere leali è difficile e spesso ci si scontra con l'altro, significa accettare le differenze. Cerchiamo di essere più leali che fedeli».
Tutto lascia pensare che con il Conte bis partirà anche un chiarimento nei gruppi parlamentari azzurri, tra chi era pronto al listone con la Lega e chi ci si è opposto, ora che la linea antisovranista è chiara.
Quanto alle prossime elezioni regionali, in cui l'alleanza di governo Pd-M5s potrebbe trasferirsi sul piano locale, la prima ad andare alle urne sarà l'Umbria il 27 settembre e mentre il centrodestra è ancora nell'incertezza, il commissario dem nella regione Walter Verini conferma che il dialogo è aperto tra le due sinistre.
Nel 2020 si voterà anche in Liguria e Giovanni Toti si ricandida governatore con il suo movimento in embrione uscito da Fi, ma lo stop arriva da Mulè: «Entro settembre si riunirà il tavolo nazionale della coalizione di centrodestra per decidere i candidati alla presidenza delle regioni: per la Liguria, è stato Giovanni Toti a porsi orgogliosamente fuori dalla Liguria.
Allora è evidente che non sarà il candidato di Forza Italia».Altri nel partito spiegano che l'importante è mantenere il governo in Liguria e se Toti fosse scelto dalla coalizione comunque andrebbe aiutato a vincere. Ma da qui al voto tante cose possono cambiare.
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