L'altolà degli azzurri a un bis Carroccio-M5s: "No a marce indietro"

La capogruppo Gelmini invita Salvini alla coerenza: «Prima si torna al voto, meglio è»

L'altolà degli azzurri a un bis Carroccio-M5s: "No a marce indietro"

S ilvio Berlusconi continua a seguire da Erbonne, in Provenza, ospite della figlia Marina, l'evoluzione della crisi. Una guerra lampo e un blitz salviniano inizialmente immaginato per portare subito gli italiani alle urne, ora impantanato nelle secche di una crisi parlamentare e della spericolata alleanza tra Luigi Di Maio e Matteo Renzi.

Il presidente di Fi ascolta gli umori interni al suo partito e sa bene che nelle file parlamentari azzurre serpeggia timore per gli scenari che si vanno profilando. Comprensibilmente in molti temono lo strapotere leghista e vedono lontana la loro rielezione in caso di un ritorno al voto, anche se dal Carroccio sono arrivate rassicurazioni sulla volontà di riformare la tradizionale alleanza di centrodestra senza umiliare gli alleati e Forza Italia in particolare, in sede di trattative sui collegi. Il presidente di Forza Italia, però, non apre spiragli a un governo istituzionale che prepari la strada al governo giallorosso. L'unica soluzione che potrebbe essere accettata è quella di un esecutivo di pochi mesi, con la Lega al suo interno, attraverso cui disinnescare le clausole di salvaguardia e l'aumento dell'Iva. Nessuna sponda quindi all'inciucio degli opposti, anche perché all'orizzonte non ci sono le alchimie parlamentari ma piuttosto le consultazioni popolari, quelle vere, visto che tra pochi mesi inizierà una raffica di elezioni regionali e si dovrà rendere conto agli elettori di eventuali scelte anomale. Si parte con il voto in Umbria, Emilia Romagna e Calabria. Si prosegue poi con Marche, Liguria, Campania, Puglia, Toscana, senza dimenticare il possibile ritorno alle urne nel Lazio qualora Nicola Zingaretti si dovesse candidare per il Parlamento. Elezioni che rappresentano una ulteriore chance per il centrodestra di assicurarsi altri governi regionali dopo un 2018 e un 2019 dai contorni trionfali ed eventualmente inchiodare l'eventuale governo giallorosso alla sua distanza dal Paese reale.

In questo scenario le parole delle due capogruppo azzurre non lasciano spazio a equivoci. «Giuseppe Conte, dopo aver avallato senza fiatare la politica dei porti chiusi - dichiara Anna Maria Bernini - ora sui migranti si comporta già come il premier in pectore di un governo di sinistra. Alla faccia della coerenza e della credibilità della politica. Ancora nessuno sa se martedì presenterà le dimissioni, che in questo caos sarebbero un atto dovuto. Stiamo assistendo così a una paradossale evoluzione della forma di governo: il governo che va avanti salvo intese». Mariastella Gelmini si rivolge direttamente a Matteo Salvini chiedendogli di non tornare sui suoi passi. «Salvini ha provato a governare con i Cinque stelle, ma è tempo perso. Dalla Lega ora ci attendiamo una posizione coerente, senza pericolose marce indietro che non sarebbero comprese dagli elettori. Prima si restituisce la parola agli italiani meglio è». E il deputato veneto Marco Marin nelle ore calde della trattativa parlamentare prova a riportare lo sguardo di tutti verso la difficile realtà della nostra economia. «Mentre c'è chi pensa solo a come salvare le poltrone di governo i provvedimenti che ha votato il governo gialloverde continuano a produrre danni visibili.

La Cgia ci fornisce come sempre dati fatti di numeri concreti: nel primo semestre del 2019 nel comparto artigiano sono 6500 aziende in meno. Una vera e autentica moria. Per il bene degli Italiani questo fallimentare esperimento di governo M5S-Lega, figlio di un contratto generico e superficiale, va archiviato immediatamente».

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