L'Altra Italia ha un nome depositato e Silvio Berlusconi ha chiarito che non si tratta di una progressiva trasformazione di Forza Italia, ma di una formazione che si affiancherà al partito azzurro, per rinnovarlo ed aprirlo alla società civile. Il brand è stato depositato all'ufficio marchi e brevetti del Mise il 31 ottobre dalla deputata-avvocato Cristina Rossello, come rappresentate legale dell'ex premier. Quanto al simbolo c'è tempo per definirlo. Il Cavaliere ne parla da tempo, ma lo ha rafforzato nelle sue convinzioni anche l'analisi del voto in Umbria: Forza Italia ha avuto il 5,50 %, 23mila voti, mentre la lista Tesei presidente (filiazione del partito e composta da esponenti azzurri) ha preso 16.500 voti, il 3,93% e il candidato presidente Claudio Ricci, per due mandati sindaco di Assisi del Pdl e di Fi, ha ottenuto quasi 12 mila voti, il 2,64%. Sommando i 3 risultati si arriva al 12 per cento, cifra anche superiore a quella raggiunta dal partito in passato. La dispersione, però, danneggia l'immagine di Fi, come già in altre regioni e Berlusconi è deciso ad evitarla per il futuro. Da due anni ormai i suoi sono impegnati nel coordinamento dei tanti movimenti civici presenti nella penisola, ne è stato fatto un censimento regione per regione e anche questa vasta e capillare realtà per il leader va mobilitata. Serviranno volti nuovi, da candidare nelle liste alle prossime regionali e politiche e il Cav si è spinto a dire che da lì emergerà anche il suo successore.
La nuova creatura guarda soprattutto ai 7 milioni di italiani che si dichiarano moderati, conservatori e liberali ma non vanno a votare, perché «delusi e disgustati» dalla politica e dai suoi protagonisti. Sarà un movimento, una struttura giovane con forte radicamento regionale, che si federerà con Fi e cercherà un raccordo con il mondo delle professioni e delle imprese, oltre che dell'associazionismo e delle liste civiche. Per questo, Berlusconi ha coinvolto Andrea Mandelli, responsabile dei rapporti con le categorie professionali, e ha in mente di individuare 2-3 responsabili in ogni regione.
Fi ha perso molto del suo consenso e per il leader serve una sterzata per ampliare l'offerta politica, allargare la coalizione tutta spostata a destra e recuperare spazio al centro. L'imperativo è restituire una casa ai moderati, impresa non facile ma indispensabile per arrestare l'emorragia elettorale di Fi e liberarla dal mortale abbraccio sovranista di Lega e Fdi, che dominano l'alleanza. Impresa necessaria anche per evitare nuove scissioni dopo quella, in realtà minima, dei seguaci filosalviniani di Giovanni Toti. Ora il rischio viene piuttosto dall'ala degli azzurri antisovranista, che guarda alla vicepresidente della Camera Mara Carfagna, e conterebbe tra Camera e Senato circa 80 insofferenti per la linea attuale del partito.
Per evitare che arrivino alla formazione di gruppi autonomi, magari unendosi ai totiani, sarà importante anche la soluzione della vicenda calabrese: per le regionali del 26 gennaio(insieme all'Emilia Romagna) tocca a Fi indicare il candidato governatore, ma su Mario Occhiuto Matteo Salvini ha posto il veto e i «carfagnani» non vogliono che il Cav si pieghi. Alla fine, c'è chi dice che si potrebbe arrivare ad un compromesso: sostituire Mario con il fratello Roberto, vicecapogruppo alla Camera e vicino alla Carfagna.
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