L'amara uscita dell'assessore Tancredi accusa il Pd: "Trattato da capro espiatorio"

Si dimette il titolare dell'Urbanistica indagato. Si complica la caccia al sostituto

L'amara uscita dell'assessore Tancredi accusa il Pd: "Trattato da capro espiatorio"
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Un tecnico prestato alla politica, senza tessere di partito. E quindi, il Pd aveva chiesto la sua testa già nelle prime ore della tempesta giudiziaria per dare un "segnale di discontinuità" e ha fatto pressing per giorni. L'ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano Giancarlo Tancredi si è dimesso ieri, una scelta inevitabile. In parte per pura strategia difensiva - per lui la Procura di Milano ha chiesto gli arresti domiciliari nell'ambito delle inchieste sull'urbanistica, presentarsi domani davanti al Gip per l'interrogatorio preventivo senza incarichi in giunta potrebbe alleggerire la sua posizione - ma anche perchè senza padri e padrini non avrebbe potuto fare altrimenti. Si è presentato ieri in consiglio comunale per annunciare l'addio dopo il discorso del sindaco Beppe Sala e il suo nome sullo schermo con la composizione dell'aula era già sparito, si è scatenato un mini giallo. Tancredi non ha lasciato in punta di piedi. "Oltre che amareggiato per questa inchiesta e per il lavoro che non potrò portare a termine - ha confessato -, sono sconfortato e molto deluso per quella che in questi giorni è stata la posizione espressa da alcune forze di maggioranza di questa città". Non cita mai il Pd, o i Verdi che hanno pubblicamente chiesto le sue dimissioni, non serve. "Mi riferisco al fatto - prosegue durante il suo discorso, applaudito peraltro anche dai dem - che ci si è limitati sostanzialmente a chiedere le mie dimissioni, senza avere contezza di quanto sia realmente accaduto. Al di là delle ricostruzioni mediatiche e senza, tantomeno, che sia intervenuta alcuna pronuncia di condanna". Ancora una volta "si cerca di ridurre temi complessi al tatticismo politico e all'individuazione di un capro espiatorio, su cui scaricare ogni responsabilità". Quindi, "con buona pace del principio di garantismo civile e democratico, l'unico principio è mettere da parte chi ora costituisce un peso ingombrante, offrire un sacrificio a chi chiede quei cambiamenti cui in realtà con il nuovo Piano di governo del Territorio stavo già lavorando". Non rinuncia a fare dell'ironia: "Sarà interessante vedere - sottoline -, tolto di mezzo l'assessore alla partita caduto in disgrazia, e ancora in assenza di quella legge nazionale di riforma organica complessiva di cui ho sempre auspicato la definizione e l'approvazione, come cambierà l'urbanistica di Milano, se mai abbia un senso questa definizione. Come se a governarla non fosse un insieme composito di strategie politiche, valori ideali, necessità talvolta in rapida evoluzione, interessi pubblici e privati". Tancredi era assessore dal 2021, secondo mandato di Sala, ma funzionario e poi dirigente del settore Urbanistica fin dai tempi di Gabriele Albertini, primi anni 2000. E non perderà la carica di dirigente. L'addio alla giunta è stata "una scelta sofferta - ammette, e si commuove in aula -. Spero questo gesto sia di aiuto per una maggiore serenità e per arrivare il prima possibile a una dimensione di chiarezza e giustizia. La mia coscienza è pulita, ho prestato la mia opera con impegno, passione, rispetto per tutti, amore per la città. La mia vita professionale e non è sempre stata improntata a valori etici e morali, sempre a me riconosciuti da più parti e in più contesti, anche nella mia vita di assessore degli ultimi quattro anni". Il rimpasto dovrebbe essere rapidissimo, Sala (che da indagato non può tenere l'interim) e Pd vogliono un nome entro domani, ma il caos giudiziario (ci sono 74 indagati) starebbe complicando i "casting".

La prima scelta sarebbe una figura di garanzia (come quando venne arruolato Franco Gabrielli per superare le polemiche sulla sicurezza), in alternativa un tecnico, tra i nomi Gabriele Pasqui, direttore del Dipartimento di Architettura del Politecnico, o i docenti sempre del "Poli" Elena Granata o Matteo Bolocan.

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