L'ammiraglio difende le Ong. Smentito dai dati. Ieri un'altra nave "pizzicata" in acque libiche

In 3 anni aumentato del 3.000% il numero dei salvataggi delle onlus. E i decessi crescono

L'ammiraglio difende le Ong. Smentito dai dati. Ieri un'altra nave "pizzicata" in acque libiche

La Guardia costiera rivendica il controllo della flotta delle Ong nel recuperare i migranti. Ed il suo comandante, ammiraglio Vincenzo Melone spiega davanti alla Commissione Difesa che le operazioni di soccorso dei barconi si sono estese «dai 500mila chilometri quadrati di competenza italiana ad un milione e centomila, praticamente metà del Mediterraneo». Il motivo è che la Libia non ha mai dichiarato la sua area di soccorso e con il caos post Gheddafi sarebbe incapace di farlo. E così ci becchiamo noi tutti i migranti. L'alto ufficiale ribadisce «che le unità navali a nostra disposizione non ce la fanno e dunque dobbiamo chiamare a raccolta chiunque navighi in vicinanza di un evento Sar (ricerca e soccorso), mercantili e navi delle Ong».

La rappresentante di Moas, una delle organizzazioni sotto accusa, sempre in Commissione difesa, dichiara addirittura che l'«unica eccezione per entrare in acque territoriali libiche è quando viene esplicitamente richiesto da Roma».

E ieri la nave Aquarius di Msf e Sos Mediterranee si trovava un quarto di miglio dentro le acque libiche.

L'ammiraglio Melone ha difeso a spada tratta le Ong ribadendo che non costituiscono un fattore di attrazione per i trafficanti. Peccato che una serie di dati, grafici e tabelle del rapporto 2016 preparato proprio dal suo comando dimostrino, di fatto, il contrario. Lo scorso anno le navi delle Organizzazioni non governative battono le altre flotte, mercantili e militari, raccogliendo in mare 46.796 migranti, tutti sbarcati in Italia. L'esplosione degli interventi delle Ong è evidente dal numero di migranti soccorsi nel 2014, appena 1450.

Il numero di interventi di soccorso nel 2016 coordinato dal Centro nazionale di coordinamento di Roma si è impennato, grazie alla mobilitazione delle Ong, con un aumento del 52% rispetto all'anno prima.

A pagina 9 del rapporto è stato pubblicato un grafico che dimostra come dal 2014 si sia invertito il ruolo fra mercantili e navi delle Ong nel soccorso ai barconi. Gli armatori da tempo si lamentavano dei costi dei salvataggi che significano cambi di rotta e ritardi.

Un'altra leggenda buonista smentita dai dati riguarda la diminuzione dei decessi in mare grazie alla mobilitazione delle Ong. L'aumento dei barconi e degli arrivi dal 2015 al 2016 nel Mediterraneo centrale corrisponde, secondo i dati della guardia costiera, ad un aumento delle perdite del 23% da 2913 a 4215 morti. Un'altra beffa dimostrata è la scomparsa dei veri profughi di guerra, i siriani, dagli arrivi dalla Libia fra le prime sei nazionalità dei migranti. Nel 2016 i primi sono i nigeriani seguiti da eritrei e dai migranti economici della Guinea, della Costa d'Avorio e del Gambia.

Alle pagine 18 e 19 le cartine con l'indicazione della posizione delle flotte di recupero dei migranti mostrano chiaramente come i soccorsi si siano avvicinati sempre più alle coste libiche grazie alle navi delle Ong.

Proprio ieri si è registrato l'ennesimo «sconfinamento». Alle 14.10 nave Aquarius di Sos Mediterranèe/Msf si trovava un quarto di miglio all'interno delle acque libiche. Dal comando della Guardia costiera di Roma hanno risposto che c'era attività in mare senza confermare se stava avvenendo in acque territoriali di un altro paese. Su «misteri» del genere indaga la procura di Catania, che ha aperto un'indagine conoscitiva sull'attività delle Ong ed i loro finanziamenti.

Al vaglio del procuratore capo, Carmelo Zuccaro, c'è anche lo spegnimento dei trasponder da parte di alcune navi e le comunicazioni via radio che sarebbero state intercettate tra i trafficanti di vite umane ed una Ong. Oltre alla verifica dell'eventuale avvicinamento di alcune navi umanitarie alle coste libiche per fare da calamita ai barconi dei migranti.

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