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Lamorgese all'angolo su migranti e sicurezza. Lega e Fdi: dimissioni

Il ministro si difende in Aula: "Accoglienza ineludibile e inderogabile". Il Pd sta con lei

Lamorgese all'angolo su migranti e sicurezza. Lega e Fdi: dimissioni

Le risposte sui temi legati a migranti e sicurezza date dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ieri al question time alla Camera non solo non hanno convinto gli esponenti di Lega e Fratelli d'Italia, ma hanno portato a urla e proteste in aula da parte dei deputati del partito di Giorgia Meloni e dei parlamentari del Carroccio, poi redarguiti dal presidente Roberto Fico.

Durante il flash mob, FdI ha anche srotolato uno striscione che riportava la seguente frase: «Per rave party illegali, sbarchi a raffica, hotspot stracolmi, nessuna risposta: Lamorgese dimettiti».

Nel parlare dei fatti legati all'episodio di aggressione a Rimini da parte di un somalo, il ministro è sembrata quasi giustificarlo. «Il giovane - ha detto - non ha agito per finalità riconducibili al terrorismo, ma a una forte alterazione dello stato di equilibrio psicologico che fino a quel momento si era espresso in un'aggressività verbale e non fisica. È un soggetto privo di precedenti di polizia».

Eppure a ricordarlo è lo stesso Salvini, che ora chiede che il premier Mario Draghi interceda per un incontro con la Lamorgese mai avvenuto: «L'ex capo della Polizia lancia l'allarme terrorismo. Il ministro dell'Interno lo sa? Dov'è? Cosa fa?», ha detto ieri il leader della Lega commentando le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza, Franco Gabrielli.

Il ministro dell'Interno, relativamente alla dispersione nel territorio italiano di quel migrante ha spiegato: «Tale condizione non è rilevabile con il suo ingresso nel territorio nazionale, ma trova radice nella peregrinazione dello stesso soggetto in diversi paesi Ue. È arrivato in Italia il 9 agosto di quest'anno. Duula Somale si è recato in questura per chiedere protezione internazionale». E poi il rimpallo di responsabilità: «In queste occasioni - ha chiarito - si attiva immediatamente un'attività di presa in carico dello straniero che attiene a un obbligo internazionale ineludibile e non è derogabile in alcun modo dallo Stato» che accoglie. Critiche sono arrivate dalla Meloni: «Credo che il ministro Lamorgese non stia facendo il proprio lavoro, come dimostrano mille fronti aperti. Mi pare sia dimostrato dai fatti di Rimini, con una persona segnalata come pericolosa rispetto la quale il Viminale non ha fatto nulla». Il leghista Jacopo Morrone non le ha mandate a dire: «Non ci soddisfa. A non convincere la linea politica e non tecnica come lei continua a propugnare come fosse ancora ministro di quel governo giallorosso che ha cancellato una parte significativa dei decreti sicurezza. È il Paese che chiede un cambio di passo».

La Lamorgese ha risposto anche in merito al rave party nel Viterbese.

«C'è stato un monitoraggio da parte delle forze di polizia - ha detto - sui camper che si muovevano il 13 agosto». Per lei «i servizi di controllo e cinturazione hanno avuto l'effetto di scongiurare che nell'area prescelta venisse a concentrarsi un numero di persone ben superiore, ipotizzato a 30mila». E se per il capogruppo leghista Riccardo Molinari quelle alla Lamorgese «non sono critiche personali, ma politiche», e per quello di FdI Francesco Lollobrigida il ministro deve «prendere atto del suo fallimento e dimettersi», la difesa alla titolare del Viminale arriva dal Pd.

«La Lega non condivide nulla del governo Draghi, ne tragga le conseguenze», scrive il deputato Pd Alfredo Bazoli. Mentre i 5 stelle chiedono uno «stop agli attacchi ai ministri del governo».

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