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Botte agli operai, l'ultimo pasticcio di Alfano

Manganellate tra poliziotti e manifestanti. Landini: "Il governo deve chiedere scusa". Poi telefona a Renzi

Botte agli operai, l'ultimo pasticcio di Alfano

Botte, insulti, spinte e manganellate tra manifestanti e polizia. Il solito teatrino in scena a Roma tutte le volte che la città viene interessata dai cortei. Ma ieri è stato il ministro dell'Interno Angelino Alfano a prendere gli «schiaffi» per i tafferugli scoppiati tra gli agenti e gli operai dell'Ast di Terni, giunti nella Capitale per protestare contro la decisione della ThyssenKrupp di licenziare 537 dipendenti dell'acciaieria. Alfano, non solo è stato bacchettato dai sindacati e criticato dalla Lega, ma è pure finito nel mirino di Palazzo Chigi che non ha esitato a far trapelare l'irritazione del premier convinto che il Viminale «non ha saputo gestire la piazza». E in serata la telefonata di Matteo Renzi al titolare del Viminale: voglio - il senso delle parole del premier che ha poi chiamato anche Maurizio Landini - che siano subito accertate le responsabilità di quanto accaduto.

Che sarebbe stata una giornata difficile si era capito già dall'inizio, quando i circa mille manifestanti riuniti davanti all'ambasciata tedesca hanno scoperto che l'ambasciatore non li avrebbe ricevuti. Ma la rabbia è montata quando si sono visti consegnare dalla stessa ambasciata, alla quale avevano chiesto di registrare la protesta, un documento giudicato troppo generico. A quel punto gli operai hanno cercato di forzare il blocco della polizia con l'intenzione di dirigersi verso il ministero dello Sviluppo, dove la ministra Federica Guidi era a colloquio con l'amministratore delegato dell'Ast Lucia Morselli. Ed è stato l'inferno. A piazza Indipendenza i tafferugli con le forze dell'ordine, iniziati alle 13.30 e durati una ventina di minuti, hanno provocato cinque feriti, tutti sindacalisti e tutti finiti all'ospedale in codice verde. «Non c'è stata nessuna carica - fa subito sapere la questura - ma un'azione di contenimento quando hanno tentato di forzare il cordone di poliziotti con lo scopo di andare verso stazione Termini per occuparla. Alcuni agenti e un funzionario di polizia sono rimasti contusi». La procura di Roma ha già chiesto un'informativa alla Digos su quanto accaduto e nelle prossime ore potrebbe aprire un'inchiesta.

Ma per ora nel mirino è finito Angelino Alfano. A Palazzo Chigi non è piaciuto il fallimento del Viminale che non ha saputo arginare la rabbia dei manifestanti. Di incapacità di Alfano parla il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, mentre il Guardasigilli Andrea Orlando esprime «forte preoccupazione». In serata il capo del Viminale ha incontrato gli stessi sindacati scesi in piazza. «Oggi è stata una brutta giornata per tutti», ha detto il ministro dell'Interno. Ma non è bastato a placare gli animi.

Il segretario della Fiom Maurizio Landini, è furioso col governo: «Questo Paese esiste perché c'è gente che paga le tasse. Altro che palle, Leopolde e cazzate varie. Basta slogan, hanno rotto le scatole. Che diano l'ordine di colpire chi c'è da colpire: in un Paese di ladri, di corruzione, se la vengono a prendere con noi».

E ha aggiunto: «Oggi non abbiamo avuto delle scuse, mentre invece sarebbero utili, il governo ce le deve». Piccolo giallo su questo punto. Infatti fonti di Palazzo Chigi confermano che ieri Renzi e Landini si sono sentiti per telefono. Landini avrebbe chiamato Renzi, che non ha risposto, alle 16.25. Poi Renzi avrebbe risposto, tramite centralino, alle 17.19. C'è stato anche uno scambio di sms.

Ma di scuse ufficiali nemmeno a parlarne.

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