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L'antirazzismo di papà Kean

L'antirazzismo di papà Kean

Biorou Jean Kean è il padre di Moise, nel senso del calciatore di gran moda, l'eroe millenial con la maglia azzurra della nazionale perché Mancini Roberto, commissario tecnico, ha l'occhio lungo, ha intuito il talento, lo vuole titolare e punta su di lui per portare l'Italia all'Europeo. Un po' meno accade con la maglia bianconera della Juventus, perché Allegri Massimiliano, allenatore, lo snobba e lo tiene tra le riserve. Kean junior è diventato, secondo usi e costumi dei benpensanti e buonisti, il simbolo dell'integrazione, il messaggero degli immigrati, il ragazzo del presente e l'uomo del futuro, l'italiano aperto contro i porti chiusi, la risposta a un mondo cattivo e razzista. Improvvisamente Kean senior, dunque Biorou Jean padre, ha detto ai microfoni di Radio 1, partecipando a Un Giorno da Pecora, che gli immigrati vanno aiutati a casa loro e che lui sta con Matteo Salvini e gli piace addirittura la Lega, mica la Champions League ma quella della politica che sta al governo. Inoltre Kean senior è impegnato sul tema e sta cercando un'associazione per bloccare l'immigrazione dalla partenza. La famiglia Kean, a parte Moise nato a Vercelli, viene dalla Costa d'Avorio ma Biorou è ancora in attesa di ricevere la cittadinanza italiana. Secondo i maligni, il suo atto di fede nei confronti del vicepremier e ministro degli Interni, è una spinta ad accelerare la pratica, il resto appartiene alla propaganda che ormai riempie bocche, social, radio, televisioni e, infine, giornali.

Biorou Kean mette in fuori gioco i tedofori daltonici dell'antirazzismo a prescindere, quelli che vedono nero anche quando è grigio, se poi è bianco allora è peggio. In verità il padre di Moise confessa sì di essere vittima di un serio problema di discriminazione. Infatti non riceve più biglietti dalla Juventus per assistere alle partite (rarissime del figlio) e, inoltre, caso davvero grave, i dirigenti della Juventus sono venuti meno a una promessa: gli avevano garantito due trattori in cambio della fedeltà al club. Ora sul tifo e la fede bianconera non ci sono dubbi, Kean senior è juventino ai massimi, suo figlio è interista ma essendo ancora sbarbato può migliorare e il genitore non ci pensa nemmeno a permettere che abbandoni Torino per emigrare a Milano, dovendo tuttavia fare i conti con Mino Raiola, avido procuratore che ne tutela gli interessi. Ma se sulla fedeltà ai colori non si discute, dei trattori nemmeno l'ombra, Agnelli ha altro per la testa. La trattativa fa tornare alla mente un episodio analogo, sempre di casa Juve: lo zio di Andrea, l'avvocato Gianni, sul finire degli anni Quaranta, convinse Giampiero Boniperti, figlio di un contadino di Barengo, a firmare il contratto con la Juventus, promettendogli una o più mucche relativamente al numero di gol. Boniperti, più astuto del raffinato presidente, accettò ma appose una clausola contrattuale, una vera e propria condizione: mucca sì ma gravida, prendi una e porti due in cascina, una doppietta fantastica. Biorou impari la lezione, si faccia dare i trattori ma con annesso podere e si batta per aiutare gli immigrati a casa loro. Però a pensarci bene, se così fosse avvenuto con lui e la sua famiglia, oggi Moise sarebbe l'erede di Drogba e giocherebbe con Les Elephants nella nazionale della Costa d'Avorio.

Meglio aspettare i trattori e cantare Mameli.

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