Marx è morto, Roberto Burioni sta alla grande. C'è chi vorrebbe l'immunologo che piace alla gente che piace a capo della nuova sinistra: un esperto di virus come ultima arma per tentare di infettare l'elettorato con il fascino progressista, al momento piuttosto sgonfio. Il prof che spopola sui social (57.000 follower su Twitter) ha però rifiutato la candidatura offerta da Matteo Renzi. Probabilmente ha fatto la scelta giusta: l'amore progressista verso la scienza non ha radici così profonde da garantirgli un appoggio duraturo.
«Gli scienziati sono oggi molto ascoltati sui vaccini da parte della sinistra perbene italiana, e invece sono completamente ignorati o svillaneggiati su ogm e miglioramento genetico dei vegetali. Motivo?», si chiedeva retoricamente ieri su Twitter il radicale Marco Cappato. È una vecchia storia. A partire dalla critica sessantottina alla «scienza borghese», che secondo Franco Piperno era «strumento di alienazione e sopraffazione dell'uomo», fino ai giorni nostri, la cultura progressista, mentre occupava posti di potere nelle università, ha diffuso a piene mani scetticismo verso la scienza e in particolare quella tecnologica.
Le multinazionali cattive, i complotti di Big Pharma, la minaccia del nucleare, e più di recente la diffidenza verso la minaccia alla privacy che viene dal web. Il boicottaggio della Monsanto, multinazionale biotech, non è stato soltanto l'attacco al potere di una grande azienda per criticarne specifiche pratiche, cosa sempre legittima, ma il simbolo di una concezione del mondo che negli anni ha sposato una mitologia passatista. Vuoi mettere l'orto del nonno? E pazienza se le piccole produzioni artigianali non sono necessariamente più sicure. E pazienza pure se possono permettersele solo i ricchi. Tanto il proletariato da tempo non è più l'orizzonte della sinistra.
La battaglia contro gli Ogm è diventata una vera bandiera per un fronte che ha avuto l'avanguardia in un personaggio simbolo della sinistra che fu extraparlamentare come Mario Capanna, ma che ha contagiato anche la sinistra moderata. E soprattutto ha fatto breccia nell'immaginario del popolo progressista, alimentata dal catastrofismo ambientalista di cui Repubblica è sempre stata un caposaldo. Suscitando le ire di scienziati come Elena Cattaneo e il compianto Umberto Veronesi, pur entrambi schierati con i progressisti. Proprio la senatrice a vita scrisse sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari una lunga dissertazione contro l'oscurantismo sugli Ogm che lo stesso giornale fomentava un giorno sì e uno pure.
Non che la destra non abbia le sue colpe, ad esempio sul tema degli Ogm e della ricerca sulle staminali, ma fa specie vedere che a guidare oggi la giusta critica al fanatismo No Vax ci sia la stessa parte politica che ha condotto una feroce battaglia contro il nucleare, tagliando fuori l'Italia da una fonte di energia più pulita delle fossili e da un settore di ricerca in cui il nostro Paese si era mosso bene fino allo stop per referendum. La verità è che la sinistra riscopre la scienza quando serve ad attaccare il nemico, senza rendersi conto che anche questa strumentalizzazione distrugge la fiducia nell'obiettività della ricerca.
Nel frattempo si diffondeva nei salotti buoni del Paese l'uso di criticare gli antibiotici mentre si incensava l'omeopatia, si usa la parola «naturale» come sinonimo di «buono», mentre «chimico» è l'aggettivo del male. Ma Burioni lo sa che l'attuale segretario del Pd, Maurizio Martina, da ministro promuoveva l'agricoltura biodinamica, cioè colture esoteriche basate sulla sepoltura di ossa animali nei campi?Twitter @giuseppemarino_
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