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L'Antitrust bacchetta Balocco per i pandori della Ferragni

"Poco chiara la raccolta fondi per il Regina Margherita". Donata solo una "cifra fissa" indipendente dalle vendite

L'Antitrust bacchetta Balocco per i pandori della Ferragni

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Abiti bon ton color Tiffany, logo dell'occhio stilizzato che ammicca sulla confezione dei pandori, albero di Natale e lucine alle spalle. Un'immagine caldo-borghese che avrebbe fatto impallidire anche la più esuberante Franca Valeri degli anni Ottanta, quando coi panettoni Melegatti potevi vincere la Maserati biturbo.

Ma stavolta i protagonisti dello spot di Natale 2022 sono altri: l'influencer Chiara Ferragni e l'impresa dolciaria Balocco. E in ballo non c'è nessuna estrazione per la Maserati ma un'opera buona. Acquistando il pandoro pink christmas brandizzato Ferragni si può dare una mano alla lotto contro il cancro, contribuendo a finanziare l'acquisto di un macchinario per l'esplorazione dell'osteosarcoma e del sarcoma di Ewing per l'ospedale Regina Margherita. Leggi e capisci che, come avviene sempre, parte del ricavato della vendita andrà in beneficenza. Cioè, più compri, più doni, a percentuale. Ma non è esattamente così.

Tanto che ora l'autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un'istruttoria nei confronti della Balocco per presunta pratica commerciale scorretta in relazione all'iniziativa promossa tra novembre e dicembre 2022. Secondo l'Antitrust, il modo in cui veniva presentata l'iniziativa poteva indurre in errore i consumatori i quali potevano pensare di contribuire alla donazione in favore dell'ospedale.

La società aveva invece già deciso l'ammontare a prescindere dall'andamento delle vendite del prodotto. Secondo l'Autorità, sia nei comunicati stampa sia sulle confezioni del pandoro, il modo in cui veniva presentata l'iniziativa poteva indurre in errore i consumatori facendo leva sulla loro sensibilità per iniziative benefiche a sfondo sociale. I consumatori, infatti, potevano essere indotti a credere che acquistando il pandoro «griffato» Ferragni contribuissero alla donazione per l'acquisto di un nuovo macchinario mentre la Balocco aveva disposto una donazione in cifra fissa a favore dell'ospedale parecchi mesi prima del lancio pubblicitario indipendentemente dall'andamento delle vendite del prodotto.

Ieri i funzionari dell'Autorità hanno svolto ispezioni nelle sedi della Balocco Industria Dolciaria con l'ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza e vogliono vederci chiaro nella vicenda, che suona come una furbata commerciale ma che può anche incappare in reato.

Dopo le segnalazioni a gennaio, il Codacons aveva presentato un esposto. «Ora - avvisa il Codacons - se l'Antitrust confermerà la pratica commerciale scorretta, avvieremo un'azione legale contro la Balocco e Chiara Ferragni, chiedendo ai due soggetti di rimborsare il costo del pandoro a tutti i consumatori che hanno aderito all'iniziativa di solidarietà». Bisogna prima capire quanto è stato incassato dall'operazione. Al di là del retrogusto amaro dell'iniziativa, Chiara Ferragni ha «un alibi»: alla fine dei post sui suoi canali social in cui pubblicizzava l'iniziativa, ha sempre riportato la scritta #adv, che sta per advertising, cioè messaggio a pagamento, pubblicità. Si salva sì, ma, in quanto a trasparenza forse dovrebbe dire al suo staff di lavorarci sopra un po' di più. Soprattutto quando si parla di oncologia e bambini. Balocco invece, che pensava di aver trovato il binomio perfetto (Ferragni-opera di bene) per il suo marketing «buono», dovrà rivedere di parecchio a linea.

Non la ricetta dei pandori, già buona da sè.

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