
L'appello ad abbattere i muri, dissolvere l'odio per dire no all'esclusione; l'invito ad aprire vie di riconciliazione ovunque ci siano guerre. Ed ancora, la richiesta a evitare nazionalismi politici e il monito ai potenti del mondo affinché lo Spirito Santo dia loro «il coraggio della distensione e del dialogo». Papa Leone torna ancora una volta su un tema-chiave del suo primo mese di pontificato: cercare la strada del dialogo con tutte le forze. Lo fa davanti a 80 mila fedeli riuniti a piazza San Pietro per la messa di Pentecoste, a conclusione del Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle nuove Comunità.
Prevost fa sue le parole di Benedetto XVI pronunciate in un'omelia del 2005. Lo Spirito «scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi»; sfida «il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall'individualismo», chiosa il Papa statunitense, sottolineando come sia «triste» vedere «un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare» ma che si rischia «di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di fare rete», di andare «oltre le maschere che indossiamo».
Poi la condanna dei nazionalismi politici. «Lo Spirito infrange le frontiere e abbatte i muri dell'indifferenza e dell'odio», perché «insegna, ricorda e incide nei nostri cuori il comandamento dell'amore, che il Signore ha posto al centro e al culmine di tutto. E dove c'è l'amore prosegue - non c'è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell'esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici». «E di tutto questo ribadisce - sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta». Ma ricorda, Leone XIV, anche il suo predecessore Bergoglio. «Oggi nel mondo c'è tanta discordia, tanta divisione. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall'indifferenza e oppressi dalla solitudine. Invochiamo lo Spirito dell'amore e della pace è la preghiera del Papa perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l'odio e ci aiuti a vivere da figli dell'unico Padre che è nei cieli».
Un grido alla pace che risuona anche prima della recita del Regina Caeli. «Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c'è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo», ribadisce il Pontefice, rivolgendosi a quanti ancora oggi spengono e soffocano ogni tentativo di negoziato per porre fine ai conflitti.
C'è spazio, nell'omelia del Papa, anche per condannare i casi di violenza sulle donne. «Penso - con molto dolore - a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull'altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio», dice Leone che poi rivolge un richiamo anche al popolo cattolico e alle gerarchie ecclesiastiche.
«Siamo davvero la Chiesa del Risorto e i discepoli della Pentecoste soltanto se tra di noi non ci sono né frontiere e né divisioni, se nella Chiesa sappiamo dialogare e accoglierci reciprocamente integrando le nostre diversità, se come Chiesa diventiamo uno spazio accogliente e ospitale verso tutti».