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L'appello unitario delle imprese: più risorse per le infrastrutture

Boccia (Confindustria): chiudendo i cantieri la crescita è impossibile

L'appello unitario delle imprese: più risorse per le infrastrutture

Roma. Il mondo dell'impresa e del lavoro si ritroverà a Torino lunedì prossimo 3 dicembre per sollecitare nuovamente il governo a concentrarsi sulle priorità infrastrutturali del Paese destinandovi maggiori risorse. La scelta della location (le Officine grandi riparazioni sono un ex centro di manutenzione ferroviaria) rievoca la manifestazione pro Tav delle scorse settimane. La partecipazione di ben undici associazioni tra le quali Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Confcooperative, Legacoop e Confagricoltura segna, inoltre, la volontà di inviare un segnale preciso al governo. Il momento critico della congiuntura macroeconomico, confermato ieri dai dati Istat sul Pil e sulla disoccupazione, ha indotto i vertici delle associazioni datoriali a dare un segnale di unità.

Il convegno intitolato «Infrastrutture per lo sviluppo. Tav, l'Italia in Europa» sarà aperto da Roberto Zucchetti, docente di Economia dei Trasporti all'Università Bocconi di Milano e sarà seguito da una tavola rotonda con i leader delle confederazioni che, al termine, firmeranno un manifesto unitario per ribadire la centralità delle infrastrutture, a partire dalla Torino-Lione, e chiedere al governo «una riflessione seria e libera da pregiudizi ideologici sulle scelte che riguardano grandi opere e sviluppo». Il manifesto sarà sottoposto all'attenzione del premier Giuseppe Conte mercoledì 5 dicembre.

Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia (nel tondo), ribadisce spesso che «le infrastrutture del Paese non sono questioni locali, sono questioni nazionali» e che «la questione industriale deve essere centrale nel Paese: noi dibattiamo addirittura sulla chiusura dei cantieri e poi vorremmo la crescita», impossibile da conseguire senza le ricadute positive degli investimenti. Insomma, servono tutte le grandi opere per collegare il Paese e serve anche la messa in sicurezza dei territori, ma soprattutto serve la Tav sia perché l'Ue è disposta ad aumentare il cofinanziamento dal 40 al 50% sia perché, non realizzandola, si dovrebbero restituire 813 milioni più i finanziamenti già ricevuti. Il sottinteso di questo ragionamento è lo spostamento di risorse della manovra dalle misure assistenziali come il reddito di cittadinanza agli investimenti.

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha ricordato di recente che «le carenze infrastrutturali ci fanno perdere 34 miliardi di euro, 2 punti di Pil ogni anno» e che «sono necessari più investimenti per rimettere in moto i cantieri». Il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, sintetizza efficacemente la questione. «Saremo a Torino con 250 persone e con tutta la giunta della confederazione per dire che tutte le infrastrutture sono necessarie», spiega aggiungendo che «il reddito di cittadinanza se non viene destinato alle imprese non serve».

Il numero uno di Confcooperative, Maurizio Gardini, schierato anche lui con i «Sì Tav» ricorda che «il Paese ha bisogno di potenziamento infrastrutturale che riduca l'emarginazione di molti territori: il Def 2016-2018 vede ancora 13 miliardi non utilizzati».GDeF

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