l'appunto

L'obiettivo è andare a segno alla quarta votazione, la prima nella quale sarà sufficiente la maggioranza semplice. Possibilmente entro la fine mese, magari già il 30 o al più tardi il 31 gennaio. Già, perché Matteo Renzi sembra intenzionato a spingere sull'acceleratore e a velocizzare al massimo il cambio della guardia al Quirinale. E proprio il timing delle dimissioni di Giorgio Napolitano - confermate per domani - e della successiva convocazione del Parlamento in seduta comune - «entro quindici giorni» dice la Costituzione - è stato uno degli argomenti dei colloqui avuti ieri sul Colle da Renzi e da Maria Elena Boschi. Il premier - che pare sia tornato a chiedere a Napolitano di posticipare le dimissioni di qualche giorno - ha confermato al capo dello Stato che la pratica Italicum al Senato e quella riforme istituzionali alla Camera proseguono come da agenda. A Montecitorio il voto finale sul ddl è infatti atteso per venerdì 23, mentre a Palazzo Madama la nuova legge elettorale dovrebbe essere approvata entro il 29 gennaio, ma si sta cercando si serrare i tempi e anticipare, così da riuscire a incastrare con l'Italicum il tentativo di sprint sul Quirinale.

«Entro» quindici giorni dalle dimissioni, infatti, è prevista la convocazione del Parlamento in seduta comune che con i suoi 1.008 grandi elettori - deputati, senatori e delegati regionali - indicherà il successore di Napolitano. E nei desiderata di Renzi pare ci sia l'intenzione di velocizzare la pratica, evitando quindi di arrivare fino alla data ultima del 29 gennaio. La convocazione - si vociferava ieri a Palazzo Chigi - potrebbe avvenire già il 26 o il 27 gennaio, così da chiudere la partita prima di domenica primo febbraio. Calcolando un voto al giorno, infatti, si arriverebbe alla fatidica quarta votazione venerdì 29 o sabato 30.

Ed è per allora che Renzi - ma anche Silvio Berlusconi - conta di eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Che nelle prime tre votazioni (a maggioranza qualificata) resterà “coperto” per evitare di esporlo ai franchi tiratori di Pd e Forza Italia. Una fronda che con la maggioranza semplice dovrebbe diventare superflua.

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