l'appunto

Il destino ha voluto che il primo atto politico di Sergio Mattarella, dopo il discorso di insediamento, fosse un incontro al Quirinale con le opposizioni. Un atto dovuto di cortesia istituzionale dopo le richieste esplicite arrivate dai partiti, ma pure un gesto che ha una sua valenza all'indomani del violento scontro alla Camera tra la maggioranza e le opposizioni che hanno deciso in blocco di disertare il voto sulle riforme istituzionali. Il messaggio che arriva dal Quirinale, insomma, è quello di una certa attitudine all'ascolto da parte del neopresidente della Repubblica. Disponibilità che emerge chiara dalla lettera – pubblicata ieri sul blog di Beppe Grillo – in risposta al leader del M5S che chiedeva di incontrarlo («la ringrazio per le cortesi espressioni di augurio che ha voluto inviarmi in occasione della mia elezione, sarò lieto di riceverla prossimamente»).

Ieri, intanto, è stata la volta di una delegazione di Sel, guidata da Nichi Vendola, e di Forza Italia, rappresentata da Renato Brunetta. Entrambe hanno puntato il dito sull'atteggiamento della maggioranza e sul dibattito in notturna sulle riforme istituzionali ed entrambe raccontano di aver trovato in Mattarella un interlocutore attento. Peraltro, i toni usati sia da Vendola che da Brunetta dopo il faccia a faccia con il capo dello Stato sono stati piuttosto tranchant . Con il primo a parlare di «Parlamento umiliato con un colpo di mano e ridotto a votificio» e il secondo a definire il combinato disposto tra riforme e Italicum un «mostro giuridico che pregiudica i principi supremi della Costituzione». Già il fatto che il Quirinale abbia formalmente preso nota della questione ha un suo valore politico. D'altra parte, prossimamente, l'inquilino del Colle dovrebbe incontrare direttamente Silvio Berlusconi mentre resta per ora un atteggiamento di presa di distanza da parte della Lega di Matto Salvini.

Certo, ora è da vedere come Mattarella si muoverà. Dopo i nove anni di Giorgio Napolitano caratterizzati da un forte interventismo ai limiti della Costituzione, quel che resta da capire è come il nuovo capo dello Stato deciderà di gestire simili crisi. Gli strumenti nelle mani del presidente della Repubblica non sono molti ma comunque decisamente efficaci. Uno tra tutti, la moral suasion .

Dunque, quello che deciderà di dire e i toni che sceglierà di usare per esortare il governo e le forze politiche a uscire dal clima di guerriglia degli ultimi giorni potranno già indicare la «cifra» del settennato che verrà.

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