l'appunto

La giornata è frenetica. Con i pochi ambasciatori rimasti in campo che provano ad allentare la tensione e prendere tempo, perché alla scadenza dei termini per presentare le liste per le regionali manca ancora più di un mese ed è bene ragionare sul da farsi con calma e a mente fredda. Per ora, dunque, resta tutto in stand by , anche se dentro Forza Italia il termometro ha ormai superato - e di molto - il livello di guardia. Al punto che Raffaele Fitto arriva a far trapelare l'intenzione di scendere in campo in prima persona nella sua Puglia. Non a fianco, ma in alternativa a Francesco Schittulli, il candidato indicato da Forza Italia. Così fosse, si tratterebbe di una rottura non solo definitiva ma pure traumatica, con il rischio di strascichi dall'una e dall'altra (...)

(...) parte. Di qui il tentativo di rimettere insieme i pezzi del puzzle prima che sia troppo tardi, con Altero Matteoli - presidente della Commissione che a piazza in Lucina si occupa delle Regionali - che ieri è stato a lungo in contatto con Fitto.

L'ex ministro, come è noto, è da tempo su posizioni piuttosto distanti rispetto a quelle di Silvio Berlusconi e dei vertici azzurri. Due visioni così diverse che in più di una occasione si sono registrate incomprensioni e polemiche. L'ultima querelle in ordine di tempo è quella sulla Puglia, con il partito che ha deciso la candidatura di Schittulli senza coinvolgere nella scelta Fitto e con l'ex governatore pugliese che accusa i big di piazza in Lucina e il commissario Luigi Vitali di voler escludere tutti i suoi uomini - e quindi la maggior parte dei consiglieri regionali uscenti - dalle prossime liste elettorali.

Un vero e proprio cul de sac dal quale Forza Italia deve uscire al più presto se non vuole rischiare di andare a sbattere. Al di là di torti o ragioni, infatti, se davvero si arrivasse alla rottura le conseguenze potrebbero allargarsi a macchia d'olio su tutta la tornata amministrativa. Che Fitto abbia un suo peso in Puglia non è un mistero, tanto che i suoi danno per scontato che se davvero scendesse in campo arriverebbe certamente davanti a Schittulli (ma non a Michele Emiliano che vincerebbe invece a mani basse). In caso di scontro frontale, però, la pattuglia fittiana potrebbe sganciarsi anche in Veneto e Campania, le due regioni che il centrodestra conta di vincere (mentre Puglia, Liguria, Toscana, Umbria e Marche andranno quasi certamente al centrosinistra). Nella prima, Fitto ha dalla sua il capogruppo di Forza Italia in Regione Leonardo Padrin, due consiglieri regionali e la senatrice Cinzia Bonfrisco. Ma è nella seconda che l'ex ministro rischia di cambiare davvero gli equilibri se è vero che i sondaggi danno Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca a soli tre punti di distanza. In Campania, infatti, Fitto può contare su almeno quattro parlamentari (e relativi pacchetti di voti): Antonio Milo, Ciro Falanga, Vincenzo D'Anna e Pina Castiello.

Una guerra dentro Forza Italia, isomma, rischia di essere esplosiva. Ed è per questo che nonostante Giovanni Toti scelga di non essere affatto conciliante nelle sue dichiarazioni pubbliche (una candidatura di Fitto oggi «sarebbe sconcertante»), sottotraccia gli ambasciatori continuano a lavorare.

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