l'appunto

Più i giorni passano e più l'immobilismo in cui si è ormai isolato Angelino Alfano rischia di essere letale. La prospettiva di uno spazio di manovra nel quale provare a giocarsi una partita e un ruolo per il futuro si vanno infatti giorno dopo giorno riducendo. In primo luogo da un punto di vista temporale, perché fra meno di un anno si voterà di nuovo e alle urne andranno capoluoghi importanti, a partire da una Milano che rischia di diventare il laboratorio di eventuali primarie del centrodestra. A parte il timing , però, è soprattutto la questione politica a farsi largo, visto che il risultato delle regionali ha lanciato un Matteo Salvini che a questo punto difficilmente si farà da parte senza una valida ragione. Insomma, se l'obiettivo è quello di riunire l'area del centrodestra in un unica lista e sotto la leadership di un solo candidato - come vuole l' Italicum - al momento l'unica strada percorribile pare quella delle primarie. L'inerzia di Alfano, insomma, inizia ad avvicinarsi ad un harakiri politico se davvero il ministro dell'Interno continua a immaginare Ncd come un partito dell'area di centrodestra: dal confronto che si aprirà di qui a brevissimo sui futuri assetti dell'area moderata Alfano rischia infatti di restare completamente escluso. Tutt'altro discorso, invece, se l'obiettivo dell'ex delfino di Silvio Berlusconi è quello di confluire nell'eventuale Partito della nazione sotto la guida di Matteo Renzi.

Non è un caso che dentro Ncd il dibattito sia non solo aperto ma anche acceso. E non solo per il magro bottino elettorale portato a casa nell'ultima tornata elettorale: tre consiglieri su sette regioni al voto sono infatti niente ed è questo l'unico dato con cui è possibile valutare il risultato di Ncd. Che solo in Campania ha corso in solitaria (portando a casa un buon 5,8%), mentre per il resto è confluito o nelle liste civiche dei candidati governatori (in Puglia con Francesco Schittulli o in Umbria con Claudio Ricci) o nelle liste di Area popolare (insieme all'Udc) con risultati decisamente deludenti: dall'1,7% della Liguria al 2% del Veneto. Lo scontro nel Nuovo centrodestra, infatti, è soprattutto sulle prospettive future.

Con Nunzia De Girolamo che ormai da tempo ha una linea molto critica rispetto all'appiattimento sul governo (in molti, infatti, la danno vicina all'addio) e con Gaetano Quagliariello che inizia anche lui ad avere seri dubbi, perché è chiaro che non si può aprire un cantiere con le diverse anime del centrodestra (da Raffaele Fitto a Flavio Tosi fino alla stessa Forza Italia) restando al governo con Renzi. Dove pare voler invece rimanere Alfano.

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