L'armata russa impantanata. Ira del Cremlino sull'esercito

Errori strategici, mezzi obsoleti, personale inadeguato. La macchina da guerra bloccata dalla resistenza

L'armata russa impantanata. Ira del Cremlino sull'esercito

Mosca. «Chiederemo all'esercito di dare informazioni». Le parole del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, risuonate dopo il disgraziato bombardamento della maternità di Mariupol non lasciano dubbi. A Mosca tira aria di tempesta. La decantata macchina militare «ibrida» del ministro della difesa Sergej Sojgu e dal Capo di stato maggiore Valery Gerasimov non sembra più girare al meglio. Lo dimostrano le cantonate strategiche, con conseguenti perdite di uomini e mezzi, inanellate nei primi quindici giorni di campagna ucraina. Errori inaccettabili alla luce degli oltre 1.400 miliardi di euro investiti nell'ultimo decennio per ammodernare l'inadeguato esercito ereditato dall'Unione Sovietica. Prendiamo l'aviazione. Dove sono finiti i 440 aerei da combattimento messi in linea tra il 2009 e il 2020 fondamentali per annientare i centri di comando e comunicazione ucraini? Fin qui non si sono praticamente visti. I moderni bombardieri Su 34 sono stati avvistati solo nei cieli di Kharkiv, distante appena 40 chilometri dal confine russo. Il tutto mentre i 700 missili impiegati contro installazioni radar, aeroporti e centri di comunicazione sembrano aver mancato gli obbiettivi. Un insuccesso che ha permesso alle anti-aeree di Kiev, rimaste in gran parte operative, di abbattere, si dice, almeno quattro Su 34. Ai caccia Su 30 e Su 35 e agli elicotteri Mi 28, equivalenti in teoria agli Apache americani, non sta andando meglio. Quando vengono impiegati per difendere le lunghe colonne di mezzi russi dispiegate sul terreno finiscono troppo spesso nel collimatore degli Stinger americani, i missili anti aerei a spalla che già negli anni '80, in Afghanistan, facevano strage di velivoli russi.

Ma il disgraziato bombardamento di Mariupol riserva anche altre domande. La principale riguarda il mancato ricorso alle bombe intelligenti. A differenza di quanto avvenuto in Siria l'aviazione di Mosca sta ricorrendo quasi esclusivamente alle antiquate bombe gravitazionali. Una scelta che, oltre a moltiplicare il rischio di colpire obbiettivi civili, costringe i piloti a sganciare a bassa quota esponendosi ai missili Stinger. Il limitato impiego dell'aviazione e dei droni rende, tra l'altro, ancor più vulnerabili le colonne di carri armati e blindati russi. Affidate a personale di leva scarsamente motivato, poco esperto e incapace di reagire agli assalti, le colonne sono un facile bersaglio per le unità ucraine pronte a martellarle ai fianchi e nelle retrovie grazie ai missili anticarro Javelin forniti da Stati Uniti e Gran Bretagna. E a rendere più lento e vulnerabile questo mastodontico dispositivo militare s'aggiungono inadeguatezze logistiche e usura dei mezzi.

La colonna lunga sessanta chilometri ferma alla periferia di Kiev si ritrova, di fatto, intrappolata in un gigantesco ingorgo causato dai mezzi paralizzati da guasti meccanici o bloccati, più banalmente, da fango e mancanza di carburante. In quel girone infernale sono prigionieri oltre 15mila soldati alla mercé dei Bayraktar TB-2 i micidiali droni venduti a Kiev dal presidente turco Recep Tayyp Erdogan. E a rendere la situazione più tragica s'aggiungono le temperature scese, da ieri, a meno venti. Uno scenario da incubo per un'armata priva di alloggiamenti e di pasti caldi, ma esposta a continui attacchi.

E a far montare la rabbia del Cremlino s'aggiungono le ingenti perdite. L'uccisione di 12mila russi rivendicata da Kiev è sicuramente una smisurata esagerazione. Tuttavia anche i 498 caduti, ammessi una settimana fa da Mosca, rappresentano soltanto parte di un bilancio stimato ormai intorno alle 2mila unità. Una cifra da incubo se paragonata ai 15mila uomini persi in 10 anni di Afghanistan dall'Armata Rossa. Ma il segnale peggiore è forse l'uccisione del generale a due stelle Andrei Sukhovetsky.

Una morte seguita, una settimana dopo, da quella del generale di pari rango Valery Gerasimov. Due caduti di alto rango che segnalano come la confusione del fronte costringa i comandanti a spingersi in prima linea per governare un'offensiva destinata, altrimenti, a naufragare nel caos.

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