Politica

L'artigiano del 2016? Batte la crisi soltanto se diventa pure «social»

Per stare a galla in tempi di crisi i manufatti devono navigare nel mercato globale del web

Simonetta Caminiti

È nell'epoca 2.0 che il riscatto dalla crisi può trovarsi in un genere di creatività senza tempo, in una manualità che partorisce piccoli tesori a cavallo tra tradizione e attualità. L'artigianato, e tutte le sue frange. Forgiare, ricamare, limare, scalfire, far emergere dalla massa qualcosa di nuovo e unico: ecco i concetti chiave di un made in Italy che non vacilla con la crisi ma deve tenersi al passo con le nuove tendenze e con la nuova socialità.

Accanto all'artigiano puro e semplice, difatti, compaiono nel terzo millennio figure esperte di marketing che immergeranno i manufatti nel mercato senza più distanze del web. All'inizio dell'estate, grazie ad Amazon, è stato lanciato a Tokyo il negozio «Made in Italy» in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Giappone. Capi in pelle, porcellane, complementi d'arredo, oreficeria, sculture e quadri made in Italy sono diventati disponibili anche per i 34 milioni di visitatori unici mensili del negozio online. Centinaia di artigiani italiani che, grazie al Marketplace Amazon, hanno raggiunto oltre 285 milioni di clienti attivi nel mondo, con oltre 10mila prodotti originali. Iniziativa, questa, che supporta l'Export italiano attraverso canali digitali: secondo l'Osservatorio Export del Politecnico di Milano, per un valore di circa 6 miliardi di euro, e che rappresenta una quota di poco superiore al 4% delle esportazioni totali di beni di consumo. Il settore più esportato? Come prevedibile, la moda, che pesa per oltre il 65% delle vendite online oltreconfine.

Intelligenza 2.0, dunque, ma sempre a supporto della fantasie e delle tecniche tradizionali. Mercati online come eBay e Amazon, in questo periodo, dispensano addobbi natalizi e articoli per il presepe realizzati artigianalmente: e sul sito «Mondo Presepi», solo per fare un esempio, scorre una vetrina di accessori elettrici, accessori naturali, animali, minuteria, illuminazioni, scenografie, carte e fondali, tutti realizzati artigianalmente ma che, grazie al sito web, possono percorrere qualunque strada. Più impervio il sentiero delle decorazioni natalizie, il cui fai-da-te, su internet, spopola a suon di tutorial per renderci tutti piccoli artigiani last-minute.

Si tratta di una nuova realtà produttiva, creata dagli artigiani digitali: i crafters, i makers, i wwworkers (con le tre «W» iniziali che mimano gli indirizzi web), che pare abbiano a buon diritto conquistato una posizione nel mercato internazionale: una scalata di cui sono consapevoli CNA, Confartigianato e le associazioni di categoria che iniziano a organizzarsi per il supporto di questa nuova rete. I 70mila posti di lavoro creati dall'indotto dei lavoratori digitali già tre anni fa hanno costituito un traguardo incisivo e uno spunto di riflessione: soprattutto per quel genere di artigianato che tocca le vette dell'arte vera e propria, e che dunque è portatrice di storia e cultura, in un mondo che dispensa col contagocce le possibilità concrete di questi settori.

L'artigianato italiano conta più di un milione di aziende, pari a circa il 30% del totale nazionale, soprattutto microimprese: più del 95% delle imprese artigiane occupa meno di 10 addetti, mentre poco meno dell'80% degli addetti del settore lavora presso imprese che contano meno di 10 addetti. I territori in cui si concentra di più? Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: ma anche molte regioni del sud Italia manifestano tassi di crescita. Nell'artigianato, secondo legge, le aziende non superano i 32 impiegati: ecco perché le aziende artigiane sono piccole fucine di idee e discipline che passano di mano in mano, realtà ovattate e piccoli mondi nei quali non vigono le dimensioni e le atmosfere delle industrie ma che, proprio per questo, possono generare bellezze di rara autenticità. Design, moda, gioielli, ceramiche, sono solo alcuni dei cavalli di battaglia del Made in Italy che si muove lontano dalle grandi aziende.

Il trucco è svecchiarsi, stipulare un compromesso intelligente col marketing: dati alla mano, il successo non è un miraggio.

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