L'asse Fi-Lega per i balneari: ok ma con indennizzi e rinvio

Il centrodestra di governo sta con le imprese ma il premier vuol "forzare" con la fiducia

L'asse Fi-Lega per i balneari: ok ma con indennizzi e rinvio

In Italia gli stabilimenti balneari sono 6.823 e danno lavoro a 100mila persone. Buona parte dei partiti hanno sempre espresso contrarietà alla messa in gara delle concessioni. Per questo motivo il Cdm d'urgenza indetto ieri sera da Mario Draghi, che ha colto di sorpresa anche i suoi stessi ministri, al fine di chiedere al suo governo l'autorizzazione a porre la questione di fiducia al ddl Concorrenza, per rompere lo stallo su un provvedimento cruciale per il Pnrr e arrivare all'approvazione entro maggio, ha provocato non poche tensioni.

Il tema dello scontro è come al solito l'articolo 2 che riguarda le concessioni balneari. Nessuna proroga, il premier vuole le gare entro il 31 dicembre 2023 ricordando che la sentenza del Consiglio di Stato dello scorso novembre non solo ha annullato la proroga delle concessioni al 2033 anticipandola di 10 anni, ma ha anche stabilito l'impossibilità di concedere altro tempo. Come afferma Federbalneari, sono 150mila le concessioni che rientrano nel demanio marittimo in 7.500 chilometri di spiagge.

Forza Italia e Lega si pongono l'obiettivo di tutelare 30mila piccole aziende italiane e 100mila lavoratori del mare. «Siamo ottimisti che si possa trovare un accordo positivo su un tema che, peraltro, non rientra negli accordi economici del Pnrr», commentano i capigruppo al Senato di Lega e Forza Italia, Massimiliano Romeo e Annamaria Bernini.

Le polveri avevano preso fuoco ieri mattina con una nota congiunta dei due capigruppo al Senato di Fi e Lega: «Sul tema delle concessioni balneari sono necessari ulteriori approfondimenti per arrivare a un testo condivisibile e quindi condiviso, che abbia come obiettivo principale la tutela della consistenza delle nostre imprese e un tempo adeguato per adattarsi alla nuova normativa».

Era stato formulato dai due parlamentari anche un emendamento al ddl che prevedeva prima una mappatura completa delle coste italiane e quindi le gare, ma con la garanzia a chi già possiede la licenza di avere cinque anni per prepararsi e indennizzi maggiorati nel caso avessero dovuto passare la mano. Un testo che però era naufragato. Perciò Forza Italia e Lega spingono adesso per un rinvio (anche mini) oltre il 2023 e per «indennizzi congrui». Lega e Forza Italia chiedono garanzie per «quelle aziende italiane che hanno prodotto valore attraverso investimenti fatti in tanti anni» (Salvini), per «scongiurare il rischio di una colonizzazione selvaggia» (Bernini). La Lega vorrebbe anche dei «paletti» per i bandi di gara, con una «garanzia» per chi in spiaggia «ci lavora da una vita».

Più dura la posizione di Fratelli d'Italia che sposa appieno il malumore dei balneari: «È assurdo che, per nascondere la sua inadeguatezza e le divisioni della sua maggioranza, il governo pensi alla 51esima fiducia in un anno sul ddl Concorrenza, facendosi scudo con il rischio di perdere i fondi del Pnrr. I balneari sono una categoria che, dopo aver creato ricchezza, verrebbe messa in ginocchio dalla decisione di mandare all'asta le concessioni delle spiagge», dichiara il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida. «Il balletto a cui stiamo assistendo sulle concessioni balneari sta gettando nello sconforto un'intera categoria», la posizione del senatore Fdi, Antonio Iannone. Stessa linea dei consiglieri toscani di Fdi: «Ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi ipotesi di esproprio di fatto per sottostare ai diktat di Bruxelles.

Perché il governo ha prima aspettato la sentenza del Consiglio di Stato e adesso, che ci sono ricorsi pendenti in ogni sede, accelera senza attendere gli esiti dei giudizi?», si domandano i consiglieri Francesco Torselli, Vittorio Fantozzi e Diego Petrucci.

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