Coronavirus

L'assuefazione alla strage

La riunione di redazione di un giornale sportivo venne improvvisamente interrotta dall'arrivo di un cronista che, trafelato, annunciò: "È morto Picchi".

L'assuefazione alla strage

La riunione di redazione di un giornale sportivo venne improvvisamente interrotta dall'arrivo di un cronista che, trafelato, annunciò: «È morto Picchi». Il grandissimo direttore di quel giornale non fece una smorfia, seguitando a prendere appunti disse: «Altre novità?». Ecco, mi è tornato alla mente questo episodio che riguardava un campione, capitano dell'Inter, morto, per un tumore, a trentasei anni e la fredda, indifferente reazione di un giornalista, quando ho ascoltato il consueto bollettino della Protezione civile e affini. Ormai il numero dei deceduti è diventato una nota a margine, qualcosa da citare, eventualmente, ma con fastidio, perché ci sono «altre novità» da raccontare. Avanza la Fase 2, questa è la dose quotidiana di metadone come analgesico per le sofferenze e le notizie varie e avariate che giungono da ospedali e virologi. I defunti non possono ricorrere a nessuna app per replicare all'oblio vigliacco, già sono in silenzio eterno, dimenticati da molti. Suvvia, che cosa volete che siano quattro bare in più, tra un po' arriva il 4 maggio e libera tutti. Maledetti questi giorni nei quali anche la morte è diventata una consuetudine, con l'assuefazione a considerare 400 decessi un passo in avanti rispetto ai 450 del giorno prima o ai 550 dell'altro ieri. Non passa per la testa di nessuno che bastano due conti per arrivare a un totale parziale di venticinquemila morti in mesi due e qualcosa di più. Ma non sono che numeri eppure sarebbero, anzi sono persone, donne, uomini, giovani, anziani, vecchi, queste due ultime categorie, messe all'indice dai nuovi governanti, rappresentano gli appestati moderni, quelli di cui si può benissimo fare a meno. Anzi si deve, come ha suggerito la new entry Colao. Segnalo queste illustri riflessioni. «È stata un gran flagello questa peste ma è anche stata una scopa, ha spazzato via certi soggetti che, figliuoli miei, non ce ne liberavamo più» (don Abbondio, capitolo XXXVIII de I Promessi Sposi). Dunque la morte è una liberazione, è una sanificazione di ambienti sudici e tossici, ecco perché il bollettino della Protezione civile si dedica ai vivi, a quelli che continuano ad esistere, non sempre ad essere. Si procede con l'estrazione dei numeri, c'è chi alza le mani al cielo perché ha vinto ancora e chi non può nemmeno usare una mano per l'ultima carezza rivolta a chi ha concluso la propria storia.

È morto Picchi. Altre novità?

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