Charlie Kirk chiamava il Partito democratico il "partito dell'oligarchia". Un partito finanziato da miliardari che non siedono in Parlamento e che, probabilmente, non arriveranno mai alla Casa Bianca. A loro non importa arrivarci, non serve. E non serve perché, nella maggior parte dei casi, possono influenzare il Paese in altro modo. A suon di donazioni. Al Partito democratico danno soldi "quasi tutte le persone più influenti e più ricche del Paese". Per intenderci, quelle "con un patrimonio netto superiore ai 100 miliardi di dollari". A conti fatti i miliardari, faceva notare l'attivista Maga durante un confronto in università, stanno tutti "culturalmente a sinistra" e donano tutti "soldi alla sinistra". Tutti, tranne uno: Elon Musk. Con una differenza enorme.
Per carità, Musk non è un santo. Ma perlomeno non finge di esserlo. Fa affari col potere. Di più: si sporca le mani col potere, fino addirittura a litigarci. Non si limita a finanziarlo per poi, nell'ombra, tirare i fili per portare avanti un'agenda tutta sua. Né veste i panni del filantropo creando organizzazioni non governative che, a suon di donazioni, spostano milioni di dollari. Per Kirk sta proprio qui la "truffa", la "manipolazione": far credere di essere il "partito della democrazia", quello che fa bei discorsi su come rafforzare il ceto medio, ma essere il "partito dell'oligarchia".
Quando Zohran Mamdani è stato eletto, è diventato virale il post di Alex Soros, figlio del finanziere ungherese che per decenni ha finanziato partiti (e non solo) democratici in tutto l'Occidente. "Il sogno americano continua", aveva scritto sotto la foto in cui abbraccia il neo sindaco. Ecco la dimostrazione plastica delle parole di Kirk, di quella "filantropia" diventata il deodorante del potere. Un outsider come Mamdani spacciato come figlio della classe lavoratrice che vince sui miliardari di New York.
Alex Soros è Open Society. E ieri, quando ha rilanciato la fondazione sui social, Musk l'ha gelato invitandolo a "smettere di provare a distruggere la civiltà per almeno cinque minuti". Per Musk i Soros, il padre in modo particolare, sono l'emblema della manipolazione, il legame tra denaro, ideologia e moralismo. Dove il punto di rottura non sono le idee, ma il modo in cui viene creato il consenso: imponendolo. Se il carburante sono i soldi, il mezzo sono Ong e fondazioni che fanno politica tirando i fili dall'alto. È questa la "rete" di Soros. Una sorta di capitalismo morale in cui si investe in cause giuste e si incassa influenza.
In questo panorama George Soros è il freddo giocatore di scacchi che sposta le pedine, è lo sponsor di un globalismo senza volto dove non esistono confini e le tradizioni possono essere sostituite, è il cantore di un mondo liquido in cui il dissenso è strumentale e la libertà va educata. E ovviamente non è il solo. In più di un'occasione, Bill Gates si è detto convinto che con la sua fondazione può avere un impatto maggiore di quanto ne avrebbe come politico. E poi non ha "il limite di mandato di otto anni".
Lo scorso febbraio, ospite del podcast di Joe Rogan, Musk aveva fatto a pezzi il "modello Soros" definendo il padre di questo modello un "hacker di sistema" capace di "prendere una donazione da 10 milioni di dollari e trasformarla in una Ong da miliardi di dollari". Dinnanzi a questo sistema, dove il moralismo filantropico diventa controllo (e Soros ne è la "grande macchina da innesto"), Musk si erge a difesa dell'individuo rispetto alle masse. Ora il punto è: quale delle due filosofie avrà la meglio? Ma soprattutto: quale delle due può dare un futuro a un Occidente sempre più debole?
Musk e Kirk hanno il merito di aver smascherato un meccanismo ipocrita in cui se un miliardario di destra finanzia un partito, è dittatura; se lo fa uno progressista, è solidarietà. "Un tempo i repubblicani erano il partito dei ricchi spiegava Kirk poi abbiamo scelto un traditore di classe come candidato, Donald Trump, e allora tutti i miliardari si sono tirati indietro perché lui dice cose che non piacciono, vuole far finire le guerre, chiudere le frontiere, riportare il lavoro in questo Paese". Ecco l'asimmetria. Ecco il germe che indebolisce il popolo.
Un veleno sparso da un'oligarchia che non ci mette la faccia e talvolta è pure disposta a inattesi voltafaccia per auto conservarsi. Meglio, dunque, un miliardario visionario che costruisce razzi e astronavi che miliardari filantropi che giocano a fare gli dei.