La laurea in Medicina diventa esame abilitante. In corsia arrivano subito 10mila nuovi medici

Lo stabilisce il nuovo decreto Cura Italia. E nel pronto soccorso c'è il deserto

La laurea in Medicina diventa esame abilitante. In corsia arrivano subito 10mila nuovi medici

Servono medici. E velocemente. Nel Decreto Cura Italia c'è il provvedimento senza precedenti per dare ossigeno di personale alle strutture sanitarie: la Laurea in Medicina diventa definitivamente abilitante alla professione medica. «Questo significa liberare immediatamente sul Sistema sanitario nazionale l'energia di circa diecimila medici fondamentale per far fronte alla carenza che lamentava il nostro Paese. Cogliamo questo momento di difficoltà per adeguarci per sempre e con positività anche alle esigenze di una società che cambia», dice il ministro dell'Università Manfredi. Ora il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia è immediatamente abilitante per l'esercizio della professione di medico-chirurgo. Un'iniezione di camici bianchi per il sistema sotto pressione.

L'emergenza Covid-19 sta richiedendo lo sforzo di tutto il sistema sanitario. Gli interventi e i ricoveri programmati sono stati sospesi e rinviati, differite le prestazioni diagnostiche, sono sono state limitate le visite dei parenti ai pazienti ricoverati in alcuni casi anche sospese. Le precauzioni nei reparti sono massime per evitare contagi che metterebbero a rischio i pazienti. Si effettuano solo interventi chirurgici considerato indifferibili. La necessità è quella di garantire posti letto e «liberare» il personale sanitario per il fronte Coronavirus. «Continuiamo a operare, ma ormai quasi solo in casi indifferibili, come le patologie oncologiche», spiega il presidente dell'Associazione chirurghi ospedalieri italiani Pierluigi Marini, e chirurgo al San Camillo di Roma. «Ormai molti pazienti disdicono interventi già prenotati, ma non essenziali, rimandandoli a tempi migliori e rimanendo a casa - dice all'Agi -. E il Pronto Soccorso è deserto, il che ci dovrebbe indurre a riflettere su quanti accessi sono appropriati e quanti evitabili in condizioni normali». Infatti, con le restrizioni imposte dal governo, si contano molti meno incidenti e di conseguenza meno traumi: «La gente resta a casa - precisa Marini - quindi ha molte meno occasioni di farsi male. Ne vediamo pochi ormai. E in ogni caso se possono evitare di venire in ospedale evitano».

È stata superata anche l'emergenza sangue perché «per fortuna i cittadini hanno risposto ai nostri appelli e sono venuti a donare». Una risposta «impressionante», la definiscono dal Centro nazionale sangue, quella degli italiani agli appelli a donare che ha colmato le carenze provocate dall'epidemia. Sono state ricostituite le scorte e e si è creato un surplus di quasi 900 sacche da destinare alle regioni in difficoltà. Ma bisogna continuare perché «ogni giorno 1800 pazienti hanno bisogno di trasfusioni.

La raccomandazione è prenotare telefonicamente le donazioni, per permettere una raccolta programmata, che ci consenta di avere scorte stabili, per garantire terapie costanti e adeguate, e di superare l'emergenza legata al coronavirus senza altri momenti di crisi».

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