Politica

L'auspicio del Colle: "Basta litigare"

Mattarella prepara il suo discorso di fine anno: più coesione

L'auspicio del Colle: "Basta litigare"

Roma - Venti minuti, non di più. E due «direttrici» precise, due «idee forti» da trasmettere ai cittadini e sulle quali incardinare il discorso di domani sera a reti unificate. La prima è la «coesione», un concetto che sta molto a cuore al capo dello Stato e che, non per caso, è stato ampiamente usato sabato pure da Giuseppe Conte durante la conferenza stampa di fine anno. Coesione, in soldoni, per il Quirinale significa questo: sarebbe bene che la coalizione giallorossa smettesse di litigare e pensasse a governare, perché i problemi del Paese non aspettano i tempi e i rituali della politica. Ma vuol dire anche che maggioranza e opposizione devono finirla con le risse e gli insulti e provare a «fare squadra». La gente non ne può più dei toni alti, infatti si è allontanata dai partiti.

La seconda «idea forte» di Sergio Mattarella e l'«identità italiana». Guai, ovviamente, a confonderla con il nazionalismo: il presidente è convinto che soltanto in Europa (sia pur bisognosa di riforme) c'è futuro per noi. E non si tratta, spiegano dal Colle, di un semplice rilancio del patriottismo. L'identità di cui il capo dello Stato parlerà riguarda il modo di stare insieme e il «riconoscersi come popolo». Farà degli esempi concreti, non si rifugerà nel politichese, userà un linguaggio adatto alle famiglie che a quell'ora saranno sul punto di azzannare il capitone e il cotechino. Ma il principio è chiaro: anche nei momenti difficili, noi italiani sappiamo reagire alle avversità perché riusciamo sempre a trovare i motivi e la forza di essere «una comunità».

Questo vale sempre e a maggior ragione vale oggi, in un Paese in difficoltà economiche, senza lavoro e con una generazione di giovani costretti a partire. Tempi bui, chissà ancora per quanto, eppure secondo il presidente come al solito ce la faremo. Ci salverà appunto lo spirito nazionale, che è qualcosa di più del tradizionale stallone italico: è la capacità di fare sistema per vincere insieme le sfide che ci aspettano nel 2020.

Certo, tocca darsi da fare. Ognuno deve impegnarsi e svolgere al meglio il suo ruolo, cittadini e potere. Ma in questo periodo a Mattarella della politica importa fino a in certo punto, nel senso che, o l'esecutivo si stabilizza e governa, o prima o poi si tornerà al voto. No, quello che preme al capo dello Stato è la sorte di un Paese con le fabbriche che chiudono, le infrastrutture strategiche a pezzi o in liquidazione, i ragazzi laureati con la valigia pronta. Una nazione che rischia di perdere il treno del futuro e della tecnologia. «Il domani è già arrivato e sta cambiando le nostre vite», ha detto un paio di settimane fa durante gli auguri di Natale con le alte cariche della Repubblica. Il futuro è qua, bussa alla porta e la politica invece di programmare e gestire i cambiamenti perde tempo, litigando, «preoccupandosi del contingente», coltivando il proprio orticello elettorale.

Occorre quindi un cambio di passo, a partire dai cittadini: coesione e riscoperta dell'identità ci porteranno forse fuori dalle secche.

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