Roma - Rincari negli alimentari, una botta alla filiera del turismo. Poi il ritorno alla stangata sulla casa firmata da Mario Monti, con un conto da più di 4 miliardi per i proprietari di abitazione principale. Quindi per l'80% delle famiglie italiane. Il tutto condito da una politica sull'immigrazione a maglie larghe.
Emma Bonino parla del programma del suo partito quasi sempre in modo criptico. Un po' perché - spiegavano ieri esponenti ex radicali - sa che, se fosse esplicita, perderebbe voti. Ma anche perché, mettendo insieme le varie policy che un monocolore (improbabile) di +Europa attuerebbe, viene fuori uno scenario da film distopico. Un paese-inferno dove, per un rigore nei conti pubblici male interpretato, si colpiscono i più poveri e, sulla scia di un lassismo che in Europa non ha paragoni, si favoriscono scelte sull'immigrazione, di nuovo a danno dei più deboli. Due giorni fa la storica leader radicale ha rilasciato un'intervista al Sole 24 Ore. Obiettivo: lanciare un messaggio diretto «al cervello e non alla pancia».
A parte alcune proposte in linea con la tradizione radicale che è di rigore nei conti, come lo stop alla spesa pubblica primaria nominale, cioè il freno all'aumento automatico della spesa, Bonino ha spiegato che bisogna tagliare le imposte sul lavoro. Ma i costi vanno coperti, non con tagli alla spesa pubblica (come avrebbero detto i radicali) ma con aumenti delle tasse. A danno dei più deboli.
Vanno trovati 50 miliardi, e 4,5 possono venire dalla reitroduzione dell'Imu stile Monti. Una questione di giustizia ha spiegato, beccandosi subito il rimbrotto via Twitter del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. «L'Ici nel 2011 dava 9 miliardi, l'Imu/Tasi post Monti 25 miliardi. L'abrogazione delle imposte sulla prima casa è costata 3,5 miliardi. Ma, secondo Bonino, per ridurre le tasse su lavoro e imprese bisogna attingere dalla lieve correzione dello spropositato aumento della tassazione sugli immobili. Disarmante».
Il grosso della copertura delle misure di Bonino viene però dall'Iva. Nell'intervista e nelle varie uscite pubbliche, su questo aspetto la leader di +Europa è sempre rimasta sul vago. La formula è: «Abolizione dell'aliquota Iva intermedia del 10%». Dietro queste poche parole c'è un massacro ai consumi e al turismo. L'imposta salirebbe dal 10 al 23%, quindi aumenterebbe del 13% il costo di una serie di prodotti, che non sono certamente di lusso. Della aliquota intermedia fa parte gran parte degli alimentari, compresa la carne fresca e in scatola, la frutta e la verdura e lo zucchero, oppure la fornitura di riscaldamento, condizionamento e acqua calda per la casa e anche la legna da ardere. Iva più che raddoppiata anche per le ristrutturazioni edilizie. Nella lista di beni da stangare, secondo la ricetta Bonino, anche medicinali, normali e omeopatici. Poi ristoranti e alberghi.
Uno scenario da moti in piazza e non perché gli italiani ragionino con la pancia. Soprattutto se accompagnato dall'altro punto forte del programma di Bonino, cioè una politica migratoria e maglie più larghe.
Immigrazione regolare più facile, con l'abolizione della Bossi-Fini, ma anche di quella irregolare, con la rinuncia, di fatto, a rimpatriare i richiedenti asilo. Un punto del programma di Bonino, che allontana +Europa dall'Europa, visto che l'Ue chiede all'Italia più controlli e più rimpatri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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