Interni

L'autorete del Pd contro il Tg1. Prima l'Aventino, poi il dietrofront

Il diktat di Elly: "Non partecipate al telegiornale di Rai1 né alla festa del suo direttore Chiocci". I dem temono di perdere visibilità in vista delle elezioni e negano tutto. Ma il danno è fatto

L'autorete del Pd contro il Tg1. Prima l'Aventino, poi il dietrofront

Ascolta ora: "L'autorete del Pd contro il Tg1. Prima l'Aventino, poi il dietrofront"

L'autorete del Pd contro il Tg1. Prima l'Aventino, poi il dietrofront

00:00 / 00:00
100 %

Altro che Aventino. La montagna ha partorito un topolino. Ecco la cronaca dei misfatti. C'è il Pd che decide di non mandare più al Tg1 la leader Elly Schlein e i parlamentari tutti. Lo comunica ai diretti interessati. Ovvero al telegiornale ammiraglia della Rai e agli eletti e dirigenti del Nazareno. La notizia trapela e viene pubblicata da Il Giornale e Il Foglio. Nel frattempo nel partito protestano per la decisione avventata di non apparire più nel Tg più seguito dagli italiani, per lo più in piena campagna elettorale per le elezioni europee. Ed ecco la retromarcia. L'Aventino che diventa topolino. L'ufficio stampa del Pd dirama alle agenzie una nota per dire che no, non c'è nessuna protesta contro il Tg1. Anzi, «sono prive di ogni fondamento le notizie apparse su alcuni organi di stampa secondo le quali il Pd avrebbe deciso o minacciato un Aventino nei confronti dei Tg Rai». Prosegue il comunicato: «Al netto del riferimento storico irrispettoso, nessuno ha mai detto o pensato una cosa del genere. Prova ne sia che nella giornata di ieri, lunedì, i telegiornali della Rai hanno visto la presenza del Presidente del partito». Peccato che, nel frattempo, gli screenshot in cui i collaboratori più stretti della Schlein impartivano l'ordine di scuderia siano passati di mano in mano. Finiti da una chat all'altra. Chi ha visto quei messaggi assicura che l'Aventino era stato già deciso. Con tanto di ordine tassativo a tutti gli esponenti del Pd di non apparire più al Tg1. Non inviare nessun tipo di contributo al telegiornale della prima rete. Nemmeno una dichiarazione. Il motivo? La troppa enfasi con cui la redazione avrebbe trattato le inchieste sugli scandali del Pd a Bari e Torino. Cotanta ruvidezza, secondo gli spin doctor della segretaria, avrebbe meritato la fuga dei dem dai servizi del telegiornale di Rai1. Il comunicatore che ha diramato il diktat, evidentemente, ignorava che si sarebbe trattato di un autogol, dato che perfino il Pd è alla ricerca di voti per le europee. Quando dal partito hanno fatto notare all'Ufficio Stampa del Nazareno la tendenza autolesionistica della trovata, è arrivata la smentita. Con ammissione dei mal di pancia per come il Tg1 ha trattato le inchieste sulla presunta compravendita di voti, che coinvolgono il Pd in Puglia e Piemonte. «Reale è il giudizio sul modo inaccettabile e palesemente di parte col quale l'informazione Rai, quantomeno una parte significativa di essa, tratta il Pd nei propri servizi. Dopo il quadro inquietante che emerge dall'operazione della Dda a Palermo, che ha portato all'arresto di un esponente di Fdi, i Tg della Rai hanno l'occasione per ritornare a dimostrare imparzialità dando la giusta e analoga rilevanza ai fatti», conclude la nota.

Ma, come dicevamo, la ritrattazione arriva fuori tempo massimo. Quando i buoi sono scappati dalla stalla. Gli screenshot con i messaggi in cui veniva impartito l'ordine e comunicato l'Aventino ormai sono un segreto di Pulcinella. Tutto comincia sabato sera. Quando ai parlamentari dem viene vietato pure di partecipare alla festa per i 60 anni di Gian Marco Chiocci (nella foto), direttore del Tg1. I beninformati raccontano di qualcuno che era già partito ed è dovuto tornare a casa in fretta e furia non appena letta la comunicazione dello Staff della Schlein. Inversioni a U in una serata romana di diktat furibondi.

Fragili come la smentita del giorno dopo.

Commenti