L'autorità ministeriale per i controlli? In un anno una sola multa (da 40mila euro)

I tecnici delle Infrastrutture faticano a controllare l'operato dei concessionari

L'autorità ministeriale per i controlli? In un anno una sola multa (da 40mila euro)

«Sappiamo che ci sono delle inadempienze, quindi revocheremo le concessioni», ha annunciato il governo mentre ieri dalla commissione Ue arrivava la conferma che è «il concessionario ad avere la responsabilità della sicurezza e della manutenzione della strada». La delicata questione delle competenze sui nodi autostradali non riguarda però solo i soggetti che li gestiscono. Ma anche chi su quei soggetti è chiamato a vigilare e a certificare possibili «gravi inadempienze» rispetto alle convenzioni siglate, come quelle su cui ora si dovrà fondare la promessa procedura di revoca. Si tratta della Direzione di vigilanza sulle concessioni autostradali, un organismo del ministero delle Infrastrutture nato per controllare l'operato delle 24 società che gestiscono la rete. Tra le sue attività è inclusa, si legge nel decreto con cui è stato istituito, la «vigilanza sull'adozione, da parte dei concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza», oltre che sulla costruzione di nuove opere, sulla qualità del servizio, sui piani finanziari e pedaggi. Insomma, ispettori. Sulla cui efficacia però, all'indomani della tragedia, è sorta più di qualche domanda.

Nella sua ultima relazione disponibile, relativa al 2016, l'ufficio elenca le ispezioni svolte nello stesso anno sui concessionari per accertare, tra gli altri punti, anche «il mantenimento di adeguati standard di sicurezza, qualità e comfort, nonché l'espletamento degli interventi di manutenzione sulle infrastrutture autostradali gestite in concessione». Ne emerge che su 1.101 visite ispettive fatte, 453 hanno riguardato le reti gestite proprio da Autostrade per l'Italia e hanno portato alla luce 3.568 «non conformità», di cui 3.251 poi sanate. A fronte dei risultati delle verifiche, nel 2016 la Vigilanza ha avviato cinque procedure d'infrazione: una ha portato all'applicazione di una penale da 40mila euro per criticità sulla tratta A7-A26 che erano state rilevate nel 2015, mentre le altre sono in corso. Negli anni passati nei confronti della concessionaria, si legge, c'erano state altre due procedure concluse con due penali da 900mila euro ciascuna, di cui una per un'emergenza neve. Va detto però che contro le sanzioni di solito piovono poi i ricorsi dei concessionari contro la stessa Vigilanza: impugnazioni che negli anni hanno generato oltre trecento contenziosi pendenti.

Eppure l'organismo di Vigilanza fatica a far fronte al delicato compito che gli è assegnato, soprattutto dopo la riorganizzazione delle risorse umane che sono state trasferite dall'Anas in capo al ministero delle Infrastrutture nel 2011. Rende l'idea delle difficoltà un'audizione alla Camera del 2016 in cui l'allora direttore della Vigilanza Mauro Coletta denunciava che «i collaboratori che si recano in missione per svolgere i sopralluoghi devono anticipare le spese. Il dipendente che non può anticipare le somme occorrenti per l'albergo e per i pasti è costretto a rientrare in sede. Ciò crea grossi problemi.

Ne risente, quindi, l'attenzione da parte di tutto l'apparato». Tanto che le verifiche avevano subito un crollo, prima di risalire ai livelli attuali: dalle 1.073 fatte nel 2009, alle 496 del 2015, fino alle 1.001 del 2016. Non esistono, però, ispezioni sulle ispezioni.

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