Politica

L'autunno di Grillo. Beppe scende dal palco tra inchieste e veleni

Il nodo Caracas, l'udienza del figlio, le liti con Conte: ormai è sparito, anche da teatro

L'autunno di Grillo. Beppe scende dal palco tra inchieste e veleni

I blitz romani all'Hotel Forum, le sfuriate contro un Giuseppe Conte senza quid, gli show a Montecitorio. Beppe al centro del villaggio. Ma il ritorno di Grillo è durato lo spazio di un'avventura estiva. Fino al 15 luglio. Quando tra un bicchiere di Vermentino e una spigola al forno, a Marina di Bibbona, il Garante ha siglato la tregua armata con l'avvocato. Foto di rito, tutto ricomposto. Di nuovo il silenzio. Qualche fiammata sui tamponi gratuiti per chi non si è vaccinato, interventi esotici sulla politica estera tramite il Blog, messaggi in bottiglia recapitati attraverso i parlamentari vicini, una telefonata alla chiusura della campagna elettorale di Virginia Raggi. E ancora il nomignolo «il Mago di Oz» appioppato a Conte, leader mai digerito nonostante la pace a base di pesce. Ora l'autunno di Grillo e i fantasmi venezuelani che non lo coinvolgono né direttamente né indirettamente, però instillano dubbi tutti politici sul periodo in cui era il padre padrone della sua creatura. Senza dimenticare le preoccupazioni per la vicenda del figlio Ciro, che ha scelto il rito ordinario e venerdì dovrà affrontare l'udienza preliminare; accusato di stupro di gruppo e violenza sessuale per i noti fatti risalenti a luglio del 2019. Tre estati fa.

Da Masaniello arruffato a padre nobile impalpabile, capo che c'è ma non si vede. Una quindicina di giorni fa è bastato far filtrare un suo arrivo imminente a Roma per mandare in tilt le chat pentastellate. Alla fine non si è visto. Così come è rimasto un annuncio il ritorno in scena. Il tour «Terrapiattista», in programma all'inizio dell'anno scorso, dapprima è stato annullato per problemi di salute, successivamente il Covid ha fatto il resto. Beppe è sparito anche dal palco. Spettatore nell'inchiesta aperta dalla Procura di Milano sui presunti soldi consegnati undici anni fa dal regime venezuelano di Hugo Chavez al M5s. I pm vogliono fare chiarezza sul documento pubblicato nel 2020 dal quotidiano spagnolo Abc, in cui si parlava di una valigetta da Caracas per i grillini appena nati. Un'indagine che appurerà se ci sia stata una calunnia da parte dell'ex 007 del Venezuela Hugo Carvajal oppure se qualcosa di vero c'è. Grillo, estraneo ai fatti contestati, osserva il dipanarsi di un groviglio che potenzialmente potrebbe seppellire una stagione politica, al netto delle eventuali responsabilità penali dei singoli. Teorico degli incroci pericolosi con alcuni dei leader più discussi del pianeta, pure l'ultimo incontro del fondatore con l'ambasciatore cinese in Italia avrebbe contribuito al deterioramento dei rapporti con Conte. A giugno scorso l'ex premier doveva accompagnare Grillo in visita di cortesia dal diplomatico di Pechino Li Junhua. All'ultimo minuto l'avvocato ha annullato la sua partecipazione. E nel Movimento c'è chi dice che la lite estiva tra il vecchio e il nuovo capo sia stata propiziata proprio da questo episodio.

Due mesi prima lo scivolone del video estemporaneo sul figlio Ciro. Fino a quel momento l'inchiesta, tutto sommato, non era stata data troppo in pasto ai riflettori, ma il breve filmato dove urla e difende a spada tratta l'erede ha provocato non poco imbarazzo nei Cinque Stelle, che sono pur sempre la forza politica più rappresentata in Parlamento. Venerdì ci sarà l'udienza preliminare con un probabile rinvio a giudizio. Non è facile la vita da padre.

E nemmeno quella da padre nobile.

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