Al lavoro dopo la leucemia. Cacciato al suo compleanno

Dopo 10 mesi di cure era riuscito a battere la malattia. Ma arriva il licenziamento, dopo 19 anni di carriera

Al lavoro dopo la leucemia. Cacciato al suo compleanno

Non vedeva l'ora di poter tornare al suo lavoro dopo aver attraversato un lungo tunnel di chemioterapia e cure per guarire da una leucemia comparsa all'improvviso. Ma invece di una lettera di bentornato la raccomandata che ha ricevuto a casa nel giorno del suo compleanno, lo scorso 2 ottobre, conteneva il suo «licenziamento per giustificato motivo oggettivo».

Dopo le polemiche e le proteste per i casi di Ikea e Amazon, l'ultima denuncia dal mondo del lavoro rivelata da la Repubblica, non arriva da una multinazionale ma da un'azienda della placida provincia italiana, Orbassano, alle porte del capoluogo piemontese. E di cui l'uomo, cinquantasette anni, era il capo stabilimento della produzione di vernici. Diciannove anni di lavoro iniziati dal basso, come addetto alla produzione, e proseguiti con un contratto a tempo indeterminato spezzato solo dalla diagnosi della grave malattia, a novembre di un anno fa, dopo degli episodi di febbre alta. Quindi l'inizio del baratro, «la paura di morire» e la difficilissima prova umana. Ma anche le terapie che funzionano e che lentamente lasciano intravedere lo spiraglio di un miracoloso ritorno a una vita forse normale. Da qui la richiesta a settembre, di rientrare, di riprendere in mano ciò che aveva lasciato. L'uomo si sottopone a una visita col medico aziendale da cui non emerge alcun ostacolo: «Non mi è mai stato dato il giudizio di idoneità, ma a voce mi disse che era tutto a posto». Invece l'azienda tergiversa, prende tempo. Fino alla comunicazione finale. Dopo dodici mesi di cure complesse la porta è chiusa. E per il dipendente, assistito dalla Cgil Filctem, è come uno «scippo», che finirà davanti al davanti al Tribunale del lavoro.

Il lavoratore infatti ha rifiutato il tentativo di conciliazione proposto dal datore e ora è determinato a ottenere il pieno reintegro. Anche se lui non ha dubbi, convinto che il licenziamento sia evidentemente legato alle condizioni di salute, l'azienda ha invece ricondotto il provvedimento a ragioni economiche. Una scelta «giustificata» dalla congiuntura: «La decisione si rende necessaria a causa dell'attuale situazione economica negativa del mercato di riferimento che ha colpito la società», è la spiegazione arrivata al lavoratore per posta, beffa della sorte, proprio il giorno del suo compleanno. Eppure il ridimensionamento del personale non si inserirebbe all'interno di una procedura collettiva: il licenziamento sarebbe soltanto uno, proprio il suo. Per questo la Cgil bolla l'atto come «doppiamente discriminatorio, perché colpisce una singola persona che oltre che malata è ancora in cura». Il dipendente infatti potrà infatti dirsi definitivamente guarito solo tra cinque anni, quando la leucemia non avrà più lasciato tracce.

Resteranno quelle, comunque vada a finire, di un freddo braccio di ferro combattuto in un'aula di tribunale: «Sono stufo di vedere aziende che scrivono codici etici di 30 pagine e poi prendono a calci la dignità dei dipendenti» il suo, amaro commento.

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