L'azzardo dei Cinque stelle: no a Mattarella, voto subito

Di Maio cercherà di convincere gli elettori che il flop non è colpa sua. Ma la posizione di leader è in bilico

«L'unica possibilità è tornare al voto, no a nomi mai passati dalle urne, il governo neutrale è tecnico». Il M5S fa quadrato e lancia un guanto di sfida al Capo dello Stato che al termine delle consultazioni, di fronte al perdurare dello stallo politico traccia l'orizzonte di un governo neutrale «di servizio». La linea pentastellata era già stata indicata, a consultazioni ancora in corso dal leader Luigi Di Maio, con un intervento sul Blog delle Stelle, nel quale gli esponenti del centrodestra sono additati quali «voltagabbana traditori del mandato politico», pronti solo a un «governo della compravendita dei parlamentari».

Un Di Maio all'attacco dunque, che schiera il movimento su posizioni incendiarie, rivelando però anche tutte le sue difficoltà interne. Ed è fra le pieghe delle dichiarazioni rilasciate a margine delle consultazioni che, al di là delle frasi roboanti, par di cogliere le reali preoccupazioni del candidato premier pentastellato, la cui finestra di opportunità potrebbe chiudersi altrettanto rapidamente di come s'era aperta. Preoccupazioni in gran parte interne al movimento. Intanto, c'è da convincere i parlamentari grillini, soprattutto quelli al secondo mandato, a rimettersi in gioco a pochi mesi dal voto. Se da un lato infatti i sondaggi confermano la crescita di consensi per i 5 Stelle, dall'altro è inevitabile che riaprire la partita delle liste esporrebbe tutti, chi più chi meno, al pericolo di non essere ricandidati. La questione del secondo mandato non è secondaria, e riguarda prima di tutti proprio lui, «giggino webmaster» che al termine di questa fase politica non può certo vantare particolare fiuto politico. Per la prima volta anche il suo ruolo diventa un auspicio: «Io ancora candidato premier? Io mi auguro di sì».

L'altra difficoltà evidente riguarda proprio la scelta di invocare un nuovo passaggio dalle urne. E anche su questo Mattarella è stato chiaro: stante il Rosatellum, cosa garantisce che da un nuovo voto anticipato uscirebbe una maggioranza politica netta? Non certo il cosiddetto Toninellum (proposto dal M5S alla Camera nel 2014), un sistema nella sostanza proporzionale che premia le liste maggiori a scapito di quelle medio-piccole. Anche avendo la meglio su un centrodestra diviso ai pentastellati mancherebbero comunque una sessantina buona di seggi per poter governare da soli. Resta allora un'unica strada, convincere gli elettori che a uccidere la legislatura ancora in culla siano stati gli altri, Berlusconi e Renzi su tutti. Ma per Di Maio in queste ore coltivare ancora un barlume di speranza è d'obbligo, così quando dice che «un governo politico è ancora possibile», appare ben cosciente che il suo destino è strettamente legato alla sopravvivenza di questo Parlamento.

E qui veniamo alla questione del limite dei due mandati: «Visto che la legislatura praticamente non è iniziata, le liste per le nuove elezioni saranno probabilmente le stesse, la decisione finale spetterà comunque al garante». Ma il tandem Grillo-Casaleggio potrebbero chiedergli un passo indietro, onde far spazio nell'agone di una campagna politica che si preannuncerebbe, per dirla con le parole del capo dello Stato, più «aspra e polemica» che mai, ad un altro alfiere del Movimento: Alessandro di Battista.

Dopo aver tentato, senza successo, col volto moderato e rassicurante, perché non provare il cavallo più movimentista e «salviniano» della scuderia? Il «vedremo» pronunciato da Dibba di fronte all'ipotesi di un voto anticipato suona come una indicazione chiara. Luigino stai sereno.

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