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Il leader degli islamici d'Italia vuole rifilarci milioni di profughi

Izzedine Elzir, presidente dell'Ucoii, ci bacchetta: "Invece di sollevare polemiche politiche i presidenti delle Regioni dovrebbero aprire le porte"

Il leader degli islamici d'Italia vuole rifilarci milioni di profughi

Il dramma dell'immigrazione? Più che una tragedia, potremmo considerarla benzina per la nostra economia. E guai a parlare di invasione: se Turchia e soprattutto le piccole Tunisia e Giordania ospitano milioni di profughi, potrà certo riuscirci anche l'Italia. Pensieri e parole di Izzedine Elzir, imam di Firenze e presidente dell'Ucoii, l'unione delle comunità islamiche italiane, intervistato ieri da Klaus Davi sul suo canale Youtube «klauscondicio».

I barconi pieni all'inverosimile, i sospetti che a gestire il business delle «partenze» nel caos libico siano i fondamentalisti, il ripetersi di drammatici naufragi e l'emergenza endemica nei campi di accoglienza sovraffollati, insomma, se non sono questioni secondarie lasciano perlomeno il tempo che trovano. I problemi ci sono, concede l'imam fiorentino, invitando a sostenere la creazione in Libia di un «governo di unità nazionale» che «controlli il territorio» e «organizzi» - ma non fermi - i «flussi».

Ma invece di sollevare polemiche «politiche» annunciando di non voler accogliere altri immigrati, i presidenti di regione - soprattutto quelli del centro-nord - dovrebbero smettere gli abiti da esponenti di partito e aprire piuttosto le porte dei territori che amministrano, «certamente governando» i flussi, ma senza lasciarsi sopraffare dalle difficoltà.

Perché Elzir ricorda che seppure in alcune realtà ci possono essere problemi, ci sono «piccoli Paesi» come per esempio la Giordania, paragonabile a «una delle nostre regioni» che pure ospita nei suoi campi «più di un milione di profughi siriani». E così pure la Tunisia «che è in grandissime difficoltà» ma «ha avuto un milione di profughi». Insomma, per l'imam di Firenze «noi spesso facciamo propaganda per creare paura», ma in realtà «abbiamo la capacità per accogliere e anche bene». E pazienza se le condizioni di vita degli ospiti nei grandi campi profughi in Giordania e in Tunisia siano spesso considerate a dir poco precarie dalle stesse organizzazioni umanitarie: il paragone resta quello, più dimensionale che qualitativo, ma tant'è.

D'altra parte, prosegue l'imam fiorentino che presiede l'unione delle comunità islamiche d'Italia, accogliere il flusso di disperati che arrivano via mare non è solo un nostro «dovere civile, etico e morale», ma anche un'opportunità. Perché «è tutto spesato dall'Europa, non è che paghiamo noi», e «anzi, come italiani, noi abbiamo interesse, perché per ogni persona ospitata vengono spesi dall'Ue soldi che fanno girare l'economia locale». E poi in fondo una volta sbarcati qui gli immigrati puntano al Nord Europa, aggiunge l'imam, perché pure loro «conoscono i problemi economici dell'Italia».

Il messaggio è diretto ai governatori delle regioni «del centro nord». Elzir non fa nomi, ma ribadendo che Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana e Marche possono «come minimo» accogliere centinaia di migliaia di immigrati, il presidente Ucoii bacchetta chi «fa il rappresentante del suo partito invece di fare il presidente di regione», e definisce «ipocrisia della politica» non accettare la «realtà», ossia che «l'immigrazione c'è».

Dunque i «governatori responsabili» dovrebbero solo «cercare di gestire questi flussi», ma non «creare propaganda», ammonisce Elzir. Perché «se la Lombardia dice di non poter accogliere nessuno, questa è una falsità», insiste l'imam di Firenze, che spende parole al miele solo per la «sua» Toscana («A essere sincero sta facendo bene, è un esempio positivo», spiega), invitando le altre regioni a chiedere fondi all'Europa «che finanzia progetti di accoglienza per i flussi di immigrazione e per i richiedenti asilo» e il governo a «fare di più». Dire di «no» a una «realtà che c'è» semplicemente non si può, come pure è impensabile «chiudere i confini» perché i disperati, conclude Elzir, arriverebbero lo stesso rischiando la vita sui barconi. Tanto vale rassegnarsi, aprire le porte.

E guadagnarci qualcosa.

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