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Il leader dei gilet esalta Di Maio. Ma i suoi: "Non parla per noi"

Chalençon al Giornale: pronti ad allearci con i 5Stelle La capolista lo smentisce: «Non è il nostro portavoce»

Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio con i gilet gialli
Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio con i gilet gialli

«Luigi Di Maio ci ha dato forza, ci ha dato riconoscimento. Un vicepremier che viene da noi bypassando il protocollo vuol dire questo. Lui sì che ha le palle, è un capitano. È come il generale Lafayette» (che offrì il suo aiuto ai coloni insorti nella guerra d'Indipendenza americana). «Stamattina gli ho scritto e l'ho ribadito anche su Facebook, a proposito di Macron: il nemico del mio nemico è mio amico». Christophe Chalençon, 52 anni, gilet giallo artigiano del ferro di Sault, nel dipartimento di Vaucluse, è ancora incredulo della visita del vicepremier Di Maio in Francia, a Montargis (due ore da Parigi). Chalençon, che in questa chiacchierata con Il Giornale continua a invocare l'intervento dei militari in Francia per fermare il presidente Macron «burgiardo e traditore», è il portavoce del Ric, Ralliement d'initiative citoyenne, la lista dei gilet jaune che si presenterà alle elezioni Europee di maggio. Anzi no. Oppure forse. Perché all'indomani della visita francese della delegazione Cinque Stelle, composta da Di Maio e Alessandro Di Battista, tra i gilet gialli del Ric scoppia un caso. E arriva la smentita della capolista Ingrid Levavasseur: Chalençon «non è affatto portavoce», «ha voluto mettersi in mostra davanti agli italiani. La sua è un'usurpazione totale. Danneggia il nostro lavoro».

E quindi chi ha visto in Francia Di Maio? Il leader dei CinqueStelle il 5 febbraio sul suo account Twitter ha scritto, mostrando tanto di foto: «Oggi con @ale_dibattista abbiamo fatto un salto in Francia e abbiamo incontrato il leader dei gilet gialli Cristophe Chalençon e i candidati alle elezioni europee della lista Ric di Ingrid Levavasseur. Il vento del cambiamento ha valicato le Alpi». In realtà l'impressione è che il cambiamento sia in balia dei venti gelidi che spirano tra Francia e Italia e anche delle divisioni di un movimento, quello dei gilets jaunes, che si muove ancora in ordine sparso e fatica a trovare una voce unica, anche all'interno della sola ala che ha deciso di mobilitarsi per le Europee ma che viene considerata non rappresentativa della totalità del movimento dagli altri gilet gialli e anche una delle più estremiste. Così i 5Stelle sembrano aver offerto al movimento francese un motivo in più per dividersi e litigare. La capolista Levavasseur, che all'incontro di martedì non era presente, è lapidaria: «Sapevo che c'erano dei contatti con i 5Stelle, ma avevo detto che non li avremmo incontrati». Replica di Chalençon al Giornale: «Certo che quello di portavoce è il posto che mi è stato attribuito all'interno del Ric. Tra l'altro basta guardare la foto. Dove ci sono, oltre a me, il numero 2 della lista Ric, Côme Dunis, il numero 4 Frédéric Mestdjian, il numero 5 Ayouba Sow e anche Elyan Calhiol, coordinatore nazionale di Nooscitoyen.com, la piattaforma per il voto democratico e il coordinamento nazionale dei gilet. La foto l'ha scattata Barbara Turini, numero 9 della lista. Servono altre conferme?» spiega indispettito.

Ma il braccio di ferro sull'apertura del dialogo è la prova che la possibile alleanza con i Cinque Stelle divide profondamente i gilet gialli, oltre a mandare su tutte le furie il governo francese, che tramite il ministero degli Esteri ha parlato di «nuova provocazione inaccettabile». L'avvicinamento non va giù non solo a chi nel movimento francese considera quella degli italiani «un'ingerenza straniera», dalla moderata e iniziatrice della rivolta Jacline Mouraud al falco Eric Drouet. L'incontro non è stato digerito neanche dalla leader del Ric che prepara le Europee, vero obiettivo dei 5Stelle.

Eppure Chalençon, che fino a smentita era per tutti il portavoce del Ric, conferma: «Siamo pronti a un'alleanza con i 5Stelle. Batteremo Macron alle Europee. Non è ancora un matrimonio perché non abbiamo nessun eletto ma fra noi c'è scambio e visione». Su cosa? «Dall'Europa, che vogliamo riformare e non distruggere, all'immigrazione. Noi non siamo come Marine Le Pen che vuole mettere muri dappertutto. A Montargis ci siamo assicurati che i 5Stelle abbiano una linea diversa da quella di estrema destra della Lega con cui governano. Ci hanno spiegato che alle Europee, alle politiche e alle amministrative correranno in liste differenti». «Anche sul Venezuela ci siamo trovati: rifiutiamo le ingerenze di tutti i Paesi in tutti i Paesi». E quella dei 5Stelle in Francia, forse motivata dalla paura dei sondaggi? «Si avvicinano a noi perché abbiamo valori comuni, la protezione dell'uomo, la messa in pratica di una vera democrazia. Siamo in Europa e se degli europei ci aiutano a creare la nuova Francia, io li ringrazio. In più dobbiamo disfarci di Macron.

E non rinnego nulla di quello che ho detto: è l'ora dei militari se i manifestanti vengono feriti, uccisi e mutilati in strada».

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