«A Roma sosteniamo Alfio Marchini. La Meloni? Sarebbe un ottimo governatore della Regione Lazio». L'accelerazione di Silvio Berlusconi sul nome del costruttore romano - con la riproposizione di un candidato civico «modello Brugnaro» - non viene certo digerita con piacere da Giorgia Meloni. La replica della presidente di Fratelli d'Italia è tutt'altro che conciliante.
«Noi di Fdi, che ricordo essere accreditato come primo partito della coalizione nella Capitale, non siamo in alcun modo disponibili a sostenere la candidatura di chi come Alfio Marchini, ha partecipato alle primarie del Pd, come abbiamo spiegato a Berlusconi più volte». In verità Marchini, che inizialmente nel dicembre 2012 raccolse le firme per prepararsi a una eventuale partecipazione alle primarie, poi rinunciò e corse come indipendente. «Speravamo - e abbiamo chiesto più volte un tavolo per discuterne - nella disponibilità a trovare un candidato che mettesse insieme tutto il centrodestra, ma se Forza Italia intende sostenere Marchini possiamo solo fare loro i nostri migliori auguri. Fdi sosterrà invece un candidato di centrodestra, perché a noi gli inciuci e i pastrocchi non piacciono in Parlamento e non piacciono per il Campidoglio. Non ho fondato Fratelli d'Italia per far dire a Berlusconi cosa intendo fare. Leggo che secondo lui ambirei a candidarmi presidente della Regione Lazio. Non capisco da dove derivi questa convinzione».
Il centrodestra dovrà, dunque, fare i conti con una situazione delicata e una potenziale spaccatura. Il problema, però, è che la stessa Meloni non ha affatto sciolto le riserve in merito a una sua candidatura, anche se dentro Fdi fanno capire che a questo punto cresce la sua voglia di scendere in campo. «E visto che Marchini è dietro nei sondaggi rispetto a lei - spiegano - la scelta dovrebbe secondo logica ricadere sulla Meloni». Chi prova a mediare è Antonio Tajani. «Noi siamo favorevoli all'apertura verso liste civiche alternative alla sinistra. Siamo, però, per l'unità del centrodestra. Mettiamoci attorno a un tavolo e discutiamo sul da farsi». Bisognerà anche vedere come si esprimerà la Lega. Matteo Salvini finora non ha sollevato veti. Ha, però, lanciato l'idea della candidatura di Souad Sbai. «Un nome che non mi dispiacerebbe è quello di Souad Sbai una parlamentare che si occupa dei diritti delle donne e lotta contro la violenza islamica da anni».
Se il centrodestra ha ormai avviato il confronto interno e sembra aver ristretto la rosa dei papabili a Marchini e Meloni, il Pd travolto dallo tsunami di Mafia Capitale e dalla paradossale vicenda Marino brancola nel buio. Innanzitutto dovrà stabilire se convocare le primarie o procedere con una scelta imposta dall'alto. I nomi che circolano sono quelli di Roberto Giachetti, di Beatrice Lorenzin (poco disposta a lasciare il ministero della Salute) oppure un manager (si fa il nome dell'amministratore delegato di Finmeccanica, Mauro Moretti).
Buio ancora fitto anche dalle parti del Movimento 5 Stelle che pure nei sondaggi gode del primato di consensi. Il candidato più forte sarebbe il deputato Alessandro Di Battista, ma il regolamento interno impedisce a un parlamentare di mollare la sua poltrona per altri incarichi.
La scelta si restringe allora ai quattro consiglieri comunali uscenti: l'ex candidato sindaco e capogruppo Marcello De Vito, l'avvocatessa Virginia Raggi (37 anni), Enrico Stefàno, 28 anni, e Daniele Frongia, 42 anni, dipendente Istat. Nelle ultime ore il nome della Raggi è quello che iniziato a circolare con maggiore forza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.