Milano - Il referendum che corre sui binari. È un tema che sfugge ai radar dei media, ma il voto di domenica prossima potrebbe avere ricadute anche sul trasporto ferroviario locale che in Lombardia viaggia sotto l' ombrello di Trenord. Trenord dovrebbe rappresentare il classico matrimonio virtuoso, un modello, fra il colosso Trenitalia e le gloriose Ferrovie Nord Milano, a loro volta controllate da Regione Lombardia. Come dire, Roma e Milano che si mettono insieme per migliorare il servizio in un territorio che assorbe il 26 per cento del traffico nazionale. Ma la coppia non è mai decollata. Anzi, si potrebbe parlare di separati in casa, con pesanti conseguenze per l'utenza. Treni, in gran parte eredità Trenitalia, che assomigliano a tradotte da museo, disservizi e ritardi. Alla fine, un paradosso che il presidente di Ferrovie Nord Milano Andrea Gibelli, leghista di vecchia scuola, racconta cosi: «Regione Lombardia, attraverso Fnm, ha tirato fuori dal 2015 circa 500 milioni per rinnovare 45 treni e ne investirà molti di più: 1,6 miliardi entro il 2025 per sostituire altri 161 treni». Uno sforzo gigantesco per adeguare la flotta di Trenord agli standard richiesti oggi. Ma questa è solo la prima parte del paradosso: «A fronte di queste spese molto importanti, il socio Trenitalia che detiene il 50 per cento di Trenord ha conferito solo qualche locomotore e qualche vagone». Spiccioli. «Noi - è la conclusione amarissima - sosteniamo il 90 per cento dello sforzo finanziario, ma il pendolare arrabbiato se la prende sempre con noi, perché Trenord non fa pensare a Roma ma a Milano e alla Lombardia».
Il partner capitolino è padrone di metà della casa, creata nel 2009, ma il portafoglio se lo tiene in tasca. Ecco, dunque, l'occasione straordinaria del referendum: «Una vittoria significativa del si darebbe a Fnm e a Regione Lombardia la forza per battere i pugni sul tavolo a Roma e reclamare più impegno e risorse».
Oggi il cittadino lombardo paga le tasse, ma i denari finiscono nel grande calderone: il ritorno non c'è e i trasferimenti arrivano con il contagocce. Insomma, gira e rigira, i servizi e i disservizi vengono pagati due volte: prima dagli abitanti, comunque scontenti, e poi dal Pirellone. Non si tratta dunque di quantificare la quota ferroviaria del cosiddetto residuo fiscale, che in Lombardia raggiunge i 54 miliardi di euro, ma di riequilibrare rapporti che pesano solo sulle spalle dei contribuenti di rito ambrosiano. Che, nell'attesa di domenica prossima e di una possibile svolta, già incrociano il futuro.
Fnm punta a trasformare le stazioni in hub di servizi - dove prendere la pizza e ritirare la camicia stirata - e fra Varese, Saronno e Malpensa è appena partito un nuovo servizio: si scende dal treno, si sale sull'auto elettrica e si parcheggia sotto casa. Una sperimentazione che potrebbe diventare una rivoluzione.
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