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Lega, la Cassazione a Bossi: "Dica ai pm dove sono i soldi"

Pubblicate le motivazioni della sentenza di rigetto del ricorso di Bossi contro il sequestro delle somme disposto a carico del Senatur

Lega, la Cassazione a Bossi: "Dica ai pm dove sono i soldi"

La Cassazione, dopo la Lega, mette nel mirino Umberto Bossi. Per la Cassazione è infatti "doveroso" e "legittimo" il sequestro delle somme disposto a carico del Senatur. Oggi infatti sono state pubblicate le motivazioni della sentenza, emessa lo scorso aprile, quando la Suprema Corte aveva rigettato il ricorso dell'ex segretario della Lega contro l'ordinanza del Riesame di Genova con i giudici avevano confermato il "sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente di somme di denaro fino a concorrenza dell'importo di 40.086.726 euro".

Come noto, Bossi è stato condannato in primo grado a 2 anni e mezzo pe truffa ai danni dello Stato. La vicenda riguarda appunto i rimborsi elettorali incassati dal Carroccio negli anni passati. Solo due giorni fa, sempre la Cassazione, aveva dato il via libera ai pm per cercare "ovunque e presso chiunque" le somme da confiscare al partito. Ora i giudici della Suprema Corte fanno sapere che "l'adozione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente nei confronti dell'imputato Bossi (e degli altri imputati) è legittimata dalla constatata infruttuosità dell'esecuzione del decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta emanato nei confronti della persona giuridica Lega Nord". Non potendo recuperare i soldi direttamente dalla Lega, insomma, per i giudici è giusto seuqestrarli agli imputati. In questo caso Bossi (solo 40 milioni, però, e non 49).

Nel caso in cui "l'apprensione diretta delle somme di denaro in disponibilità della Lega Nord non risulti fruttuosa fino a concorrenza dell'indicato importo - si legge infatti nella sentenza - come è accaduto nel caso di specie, è legittimo e anzi doveroso aggredire anche per equivalente i beni personali dell'imputato (fino a concorrenza del medesimo importo, e non oltre, naturalmente) sul presupposto della sua intervenuta condanna, pur allo stato non esecutiva, in ordine ai reati".

Nella sentenza c'è poi anche una stilettata dei giudici contro il senatore leghista. "Sarebbe onere dell'imputato - scrivono i giudici - indicare al pm dove indirizzare le ricerche per rinvenire i fondi allo stato non rinvenuti in disponibilità della Lega Nord, ma, secondo il ricorrente, esistenti". Era stato lo stesso ex segretario del Carroccio a scrivere nel ricorso che "era senz'altro consentita l'aggressione del patrimonio dell'ente Lega Nord per un valore corrispondente al profitto del reato non recuperabile attraverso la confisca diretta, previa effettuazione delle necessarie ricerche". Senza però aggiungere altro.

Bossi potrebbe richiedere la "caducazione della misura cautelare" sui suoi beni solo se e quando i pm di Genova riusciranno a trovare i 49 milioni disposti con la sentenza del luglio scorso.

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