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La Lega chiude i cantieri Tav Ma in Aula mancano 80 voti

M5s all'incasso sulla Diciotti: alla Camera passa la mozione che impone di ridiscutere l'intero progetto

La Lega chiude i cantieri Tav Ma in Aula mancano 80 voti

Alla Camera passa senza problemi la mozione di maggioranza Lega-Cinque Stelle che affossa la Tav: con 261 voti contro 136 viene approvato il testo che chiede di «ridiscutere integralmente» il progetto. Respinte le mozioni di Pd, Forza Italia, Fdi che chiedevano invece di andare avanti con l'opera, uscendo finalmente dall'ambiguità fin qui alimentata dal governo.

Ma il Carroccio è in palese difficoltà, dopo la scelta di Matteo Salvini di piegarsi ai voleri grillini. Una difficoltà visibile anche in aula, dove i deputati del Pd accolgono il voto con cartelli rossi assai espliciti: «Salva Salvini, boccia la Tav». Tanto che il capogruppo leghista Molinari, che ha firmato la mozione assieme all'omologo pentastellato, si è ben guardato dal difenderla pubblicamente nell'emiciclo, e ha avuto grosse difficoltà a trovare qualcuno disposto a metterci la faccia: alla fine, l'onere di intervenire nel dibattito è toccato ad uno sconosciuto parlamentare di prima nomina, Adolfo Zordan, che ha letto uno striminzito testo per annunciare che la Lega, pur «storicamente a favore della Tav», deve però «dar seguito all'accordo di governo», e ingoiare il rospo, mentre i Cinque Stelle cantavano vittoria e sparano cifre a casaccio: «La Tav è un'opera che costerebbe a tutti gli italiani sette miliardi a perdere. L'opera va fermata del tutto», proclama Di Stefano. La capogruppo di Fi Mariastella Gelmini si appella ai leghisti: «È in gioco l'interesse nazionale. Davvero volete assumervi la responsabilità di affossare la Tav con i Cinque Stelle?».

Deserti i banchi del governo: il titolare delle Infrastrutture Danilo Toninelli non si vede ma fa sapere che «in un paio di settimane troveremo una soluzione». Di ministri leghisti neppure l'ombra. E al momento del voto mancheranno 80 deputati di maggioranza. C'è preoccupazione per i contraccolpi di immagine ed elettorali che la giravolta sulla Tav può avere, soprattutto nelle Regionali del Piemonte, dove solo pochi giorni fa Salvini era andato a farsi i selfie con gli operai del cantiere. «Questa storia ci farà perdere almeno 6 punti», confida un parlamentare leghista. Per questo gli uomini del Carroccio tentano di confondere le acque: «Oggi chiederò in Consiglio dei ministri di rendere noto a tutto il governo se effettivamente la Tav è stata congelata», annuncia il titolare delle Politiche agricole Marco Centinaio. Ma ovviamente in Consiglio dei ministri non succede nulla, perché l'intesa Salvini-Di Maio è nota a tutti: «È stato un vero e proprio baratto scellerato, immunità per Salvini contro Tav. Alla faccia del Nord e del sistema produttivo», accusa dal Pd Maurizio Martina.

Salvini cerca di cavarsi di impaccio: «L'obiettivo è rivedere il progetto, risparmiare dove si può risparmiare e andare avanti», dice prima del voto che congela l'opera. E sull'accusa di aver «barattato» il no alla Torino-Lione per quello all'autorizzazione a procedere nei suoi confronti, il leader della Lega ribatte: «Renzi e il Pd mi fanno tenerezza, non sanno più a cosa attaccarsi. L'ipotesi di un mercato è veramente squallida». Poi però, incalzato dai giornalisti dopo il voto, sfugge e si divincola: «La domanda è fuori tema», replica a chi gli chiede un commento.

Intanto però anche l'ex senatore grillino De Falco avanza i suoi sospetti: «È un caso che, salvato Salvini dal processo, si sia raggiunto subito l'accordo Lega-M5s su Tav, nomine Inps ed emendamenti sul reddito di cittadinanza? Questo non è il cambiamento, ma uno scambio tra gli interessi degli italiani e gli interessi elettorali».

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