Lega tranquilla: il Parlamento è "Sì Tav"

Tranne M5s e Leu, tutti i partiti sono favorevoli al tunnel sotto le Alpi

Lega tranquilla: il  Parlamento è "Sì Tav"

Roma È qualcosa di più di un escamotage tecnico, sfruttato dalla Lega per fare passare la linea pro Tav nel governo. E non è un caso che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti abbia lanciato pubblicamente, nel momento più difficile della trattativa, la necessità di una «ratifica del Parlamento».

Il no all'alta velocità tra Lione e Torino non può essere una decisione presa da un ministro né da un premier. Niente decreto. Visto che i tempi fanno parte integrante degli accordi, non può passare indenne nemmeno l'opzione, al momento la più gettonata, quella di tirarla per le lunghe, come del resto ha dimostrato il caso dei bandi per la Tav, partiti regolarmente nonostante il no del M5s.

L'unico modo per dire No alla Tav è passare per il Parlamento. A dirlo non è un partito né il fronte pro alta velocità, ma la legge.

La Tav è stata decisa in un accordo tra Italia e Francia, firmato il 30 gennaio del 2013. Poi ratificato nella primavera del 2014. Approvazione da parte del Parlamento in un clima tesissimo, con il Movimento 5 stelle sulle barricate. I pentastellati furono sconfitti e passò il progetto così come lo conosciamo. Compreso il tunnel di base transfrontaliero tra Susa e Saint-Jean-de-Maurienne, i costi a carico per un terzo a carico dell'Ue e il restante diviso tra Francia e Italia.

Per cambiare qualcosa non si può scegliere un percorso diverso. L'accordo Italia-Francia sulla linea ad alta velocità comporta oneri per le finanze pubbliche, quindi rientra tra i casi che necessitano della autorizzazione delle Camere. Per sconfessare il trattato serve un passaggio parlamentare. Oppure un nuovo trattato tra i due Paesi, ma anche in questo caso deve essere ratificato dal Parlamento.

Non un decreto, ma un disegno di legge, con approvazione da parte sia della Camera sia del Senato e passaggio nelle commissioni.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha detto di non temere un voto da parte del Parlamento. Ma oggi, come nel 2014, non esiste una maggioranza No Tav né a Montecitorio né a Palazzo Madama.

Solo il M5s è contrario, forse un sostegno potrebbe arrivare dai parlamentari di Liberi e uguali (4 senatori e 14 deputati). Difficile riprodurre la maggioranza che sostiene il governo su un tema così dirimente. A meno che il partito di Matteo Salvini non decida di sacrificare l'opera per non compromettere la vita l'esecutivo gialloverde.

I due partiti di maggioranza potrebbero puntare a una modifica al trattato che ha definito il tracciato definitivo dell'alta velocità, alla quale potrebbe seguire un nuovo voto. Ma tra tutti i modi di guadagnare tempo, questo è il meno probabile. Possibile invece che il governo chieda alla Telt, la società che si occupa del tratto transfrontaliero dell'alta velocità Torino Lione, di rallentare ulteriormente. Ma anche in questo caso sarebbe solo una soluzione temporanea. L'alternativa nel medio termine resta quella di affrontare il voto del Parlamento, che è a favore della Tav.

Oppure andare comunque avanti a legislazione invariata. Quindi procedere con l'alta velocità. Un'occasione unica per la Lega, sempre che voglia portare veramente a termine l'alta velocità, come gli chiedono i suoi elettori.

AnS

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