L'accordo sulla legge elettorale arriverà. Ne sono convinti tutti gli attori che quell'accordo dovranno siglare. Fino ad allora, però, ognuno porterà acqua al proprio mulino e cercherà di attirare gli alleati nel proprio campo d'azione. Quindi c'è ancora spazio e tempo per parlare di sistema proporzionale per la legge elettorale, con magari anche un premio di maggioranza, e di riforma del premierato.
All'assemblea nazionale di Noi moderati è stato lo stesso leader del partito Maurizio Lupi a ricordare che una riforma del voto ci sarà e che sarà ottenuta con un accordo pieno delle forze di centrodestra.
Su che tipo di legge elettorale possa essere Lupi non si sbilancia. Conferma soltanto la sua necessità. Il suo tacere dei dettagli è lo stesso che ostentano gli alleati. Perché ognuno si fa portatore di un'esigenza diversa. Soprattutto all'indomani dell'ultima tornata delle regionali.
Forza Italia, per esempio, ritiene soddisfacente il risultato delle regionali e per voce del suo segretario ragiona sulla possibilità di spingere per il ritorno al proporzionale. Sarebbe la legge più efficace, dice Tajani, per dare rappresentanza ai territori. Sempre in Forza Italia restano tanti gli scettici su una riforma elettorale che preveda l'indicazione del premier. Scetticismo dovuto principalmente al fatto che il partito ha nel simbolo il nome di Berlusconi. Cosa che rappresenterebbe un elemento di conflitto. Negli ultimi tempi sono rare le occasioni di vedere Lega e Forza Italia schierati sullo stesso fronte. Eppure adesso anche la Lega sta riflettendo sui vantaggi del proporzionale. E proprio il Carroccio nelle ultime settimane ha manifestato una certa distanza da alcuni aspetti della riforma del premierato che stanno faticosamente venendo alla luce. Come quello che prevederebbe la firma del solo candidato premier sul programma depositato prima del voto.
Sempre nel corso dell'assemblea di Noi moderati Lupi ha ribadito che il sistema proporzionale va bene ma va mitigato con un premio di maggioranza. E poi pone alcuni paletti: "Il Parlamento metta l'introduzione delle preferenze e dei listini di coalizione se si sostituiscono i collegi, perché la coalizione ha un suo valore".
Sulle questioni meramente tecniche legate alla legge elettorale interviene anche il deputato azzurro Nazario Pagano. Nelle veste di presidente della Commissione affari costituzionali, Pagano fa sapere che la prima urgenza è di adeguare la legge elettorale alla modifica del numero dei parlamentari. La ridefinizione dei collegi, la questione del premio di maggioranza e dei collegi uninominali sono tutti punti che vanno ridiscussi proprio alla luce della preoccupazione che con la norma vigente c'è il fondato rischio che almeno in un ramo del parlamento (il Senato) si raggiunga un sostanziale pareggio. Un timore espresso recentemente anche dal presidente del Senato. Per La Russa è proprio con il premierato che si può evitare il rischio di stallo. "Una situazione di pareggio - dice il presidente del Senato - comporta un danno per i cittadini che non vedrebbero un governo da loro deciso ma un governo deciso per necessità".
Posta l'urgenza della riforma della legge elettorale, sui tempi di realizzazione non ci sono pareri concordi. Si arriverà all'accordo unitario (almeno della maggioranza). Però c'è chi ritiene improbabile che oltre alla legge elettorale si arrivi anche alla riforma del premierato entro la fine di questa legislatura. Tra questi c'è Giovanbattista Fazzolari. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio punta sul proporzionale con premio di maggioranza e indicazione del premier. Sistema che giudica "il più trasparente". "Completeremo la riforma nel corso della legislatura - ribadisce Fazzolari -, ma poi servirà il giudizio degli italiani a renderla attuabile. Ammesso che si vada spediti, servono ancora tre letture (e approvazioni) tra Camera e Senato e l'indizione del referendum a farla diventare una legge dello Stato". Difficile che tutto questa accada entro la fine di questa legislatura. E la vicinanza della riforma elettorale con la scadenza della legislatura è un tema affrontato anche dalla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa.
Qualsiasi cambiamento significativo dovrebbe essere discusso con ampio anticipo, non a ridosso di una chiamata al voto. Smentita dal Quirinale, però, la voce secondo la quale anche il presidente Mattarella abbia mostrato freddezza per una legge elettorale da firmare nell'ultimo semestre della legislatura.