Le leggi anti gioco costano allo Stato oltre 700 milioni

Le leggi anti gioco costano allo Stato oltre 700 milioni

Il paradosso economico dello Stato etico. Il Conte bis si sta caratterizzando per un'azione di governo che punta a punire le merci dannose per la salute o per l'ambiente, come il fumo o la plastica, o vizi che rovinano i cittadini. È il caso del gioco d'azzardo. Nel decreto dignità, solo per fare un esempio, c'è una norma che vieta la sponsorizzazione di marchi specializzati nelle scommesse. Luigi De Servio, amministratore delegato della Lega calcio di Serie A, se ne lamenta da tempo: «La lotta alla ludopatia è sacrosanta, ma così com'è la legge danneggia lo sport e non raggiunge le finalità per cui è stata approvata». De Servio è di parte, perché non c'è dubbio che le squadre italiane hanno un trattamento peggiore rispetto ai club stranieri. Si parla di una perdita annua per tutto il sistema calcio di una cifra superiore ai 100 milioni di euro. Pazienza. De Servio, nel suo ragionamento, fa anche notare che l'editoria e il mercato televisivo subiranno una forte diminuzione dei loro incassi. Tutto questo porta al taglio di molti posti di lavoro nei settori che perderanno pubblicità. Il paradosso, però, è che a rimetterci parecchio sarà lo Stato italiano, che nei prossimi tre anni dovrebbe perdere almeno 700 milioni di gettito erariale. Sono tasse in meno che il governo dovrà recuperare tassando altri vizi e «cattivi» prodotti. La realtà è che lo Stato etico non è mai riuscito nella storia a debellare i vizi dell'uomo.

I giocatori, i fumatori, gli alcolisti, quelli che mangiano troppo e male, quelli che vanno alla deriva non verranno salvati dalle tasse sul vizio. La logica moralista finisce sempre un po' per puzzare di ipocrisia. Basta ricordare che lo stato vende e produce sigarette e poi ci scrive sopra: fanno gravemente male alla salute.

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