Leghisti e grillini, da "gialloverdi" a nemici giurati

Scambio di accuse sulle modifiche alla riforma. Il nuovo fronte: modificare il reddito

Leghisti e grillini, da "gialloverdi" a nemici giurati

C'eravamo tanto amati. O almeno avevamo cercato di volerci un po' bene durante il governo gialloverde, perché i rapporti tra Matteo Salvini, allora vicepremier e ministro dell'Interno, e il presidente del consiglio Giuseppe Conte, non sono mai stati dei migliori. Se i murales dipingevano Salvini che baciava Luigi Di Maio, le tensioni tra la Lega e l'allora premier non sono mai mancate. Così, se l'avvocato del popolo si è tolto i sassolini dalle scarpe durante il discorso di insediamento del Conte bis, sparando a zero contro il suo ex vice leghista, Salvini ha cercato di restituirgli il favore con un'intervista a La Stampa, all'indomani di un Consiglio dei ministri in cui Conte, dopo un assedio al premier durato settimane per concedere tempi più lunghi ai reati di mafia e a quelli descritti dal 416bis (l'associazione di tipo mafioso), ha continuato a contestare la riforma e i grillini si sono presentati in Consiglio dei ministri quando due terzi della seduta erano già trascorsi. Ha giocato un ruolo di Di Maio. Anche se la Farnesina ha smentito interventi del ministro su Conte per evitare la crisi, tra i 5S non ci crede nessuno. E non solo tra di loro.

A rincarare la dose contro i grillini, il ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia, che ha attaccato la misura simbolo dei 5stelle, il reddito di cittadinanza, chiedendone la revisione «già con la prossima legge di bilancio». Un'abiura del primo governo Conte, anche perché un reddito di inclusione era stato varato dalla giunta lombarda guidata da Roberto Maroni, di cui Garavaglia era assessore al Bilancio e il reddito, pur tra storture e abusi, è servito a tamponare le situazioni di povertà più gravi.

Salvini ha attaccato Conte: «Ad ogni Consiglio dei ministri i 5stelle creano problemi». E ancora: «Contiamo sul fatto che il premier abbia meno pazienza». A fare da contrappunto il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, che ha parlato di «una strategia di logoramento del governo Draghi da parte di M5S». Gli attacchi di Salvini a Conte e a Grillo, più o meno felici, sono stati senza esclusione di colpi. Il leghista ha parlato di «coppia di fatto Conte-Bonafede» e «traffico di droga e violenza sessuale» che magari «in casa 5stelle sono temi delicati». Allusioni più o meno chiare, in cui è evidente il ricordo del processo per violenza sessuale a cui è sottoposto Ciro Grillo, il figlio di Beppe, durante una notte in cui gli atti processuali al momento parlano anche di presenza di droga.

La Lega, per la quale questi temi sono identitari, ha spinto perché violenza sessuale e traffico di droga entrassero tra i reati più gravi, per i quali il giudice può chiedere un'estensione dei tempi del processo.

Forza Italia, con l'azzurra Mariastella Gelmini, insieme a Giorgetti e a Elena Bonetti di Italia di Italia viva, si è battuta per ridurre le proroghe in materia di prescrizione. Il testo definitivo è atteso la prossima settimana.

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