Roma Si apre un nuovo terreno di scontro tra Lega e M5s: il grande affare delle nomine nella sanità pubblica. L'occasione per l'affondo da parte dei Cinquestelle è stato lo scandalo che ha coinvolto il Pd in Umbria ma il M5s sta lavorando addirittura a due diversi progetti di legge che puntano a sottrarre potere alle Regioni per concentrare sotto il cappello del ministero della Salute, ovvero del governo, il diritto di nomina dei manager delle strutture sanitarie. Anche ieri il vicepremier Luigi Di Maio è tornato alla carica chiamando in causa il Carroccio. Per il ministro dello Sviluppo economico sono cinque le leggi che l'esecutivo deve approvare entro l'anno e al primo posto mette proprio il ddl che punta «a togliere la sanità dalle mani dei partiti», chiedendo alla Lega «sei con noi?». Argomento da campagna elettorale certo ma non solo. L'anticipo dello scontro sulla sanità a livello nazionale si sta già consumando nella Campania governata da Vincenzo De Luca. Qui la consigliera regionale grillina Valeria Ciarambino attacca a testa bassa il Carroccio che, accusa la pentastellata, «sta provando da settimane a impedire la nomina di un nuovo commissario, in barba a una norma voluta da M5s e votata dalla stessa Lega, che ristabilisce l'incompatibilità tra quel ruolo e quello di presidente di Regione». E perché il Carroccio si mette di traverso? Non ci sono dubbi per la Ciarambino il leader della Lega Matteo Salvini sta giocando «un'oscura partita a Risiko per mettere le mani sulla sanità e avere il controllo pieno su nomine, appalti e poltrone, sperando così di governare un bacino importante di preferenze elettorali». Per la Ciarambino Salvini punta a «un improbabile flop del M5s alle Europee e in un successivo un rimpasto di governo grazie al quale poter mettere le mani sul ministero della Salute». Come si vede un bel clima sereno di collaborazione tra alleati. I due ddl di M5s in estrema sintesi puntano a indebolire il potere di gestione delle Regioni che però difficilmente daranno parere favorevole tenendo conto che la sanità rappresenta circa l'80 per cento dei bilanci degli enti locali. Il più rigido è quello di Danila Nesci depositato alla Camera: in sostanza limita la libertà di movimento delle Regioni nella scelta dei direttori generali mentre quello a prima firma della senatrice Maria Domenica Castellone, prevede un Albo nazionale dei commissari per la valutazione del management. Sull'ipotesi di riforma è critico l'assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera di Forza Italia.
«Esiste già un metodo trasparente ed oggettivo di nomina che premia il merito - dice Gallera -. Ed è giusto che le Regioni abbiano voce in capitolo: se qualcosa non funziona siamo noi che dobbiamo rispondere ai cittadini».
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