Il 26 maggio 2014 Dario Nardella cavalca quella che era l'onda renziana e vince la poltrona da sindaco di Firenze con il 59,15% dei voti. Un anno dopo le figuracce e i fallimenti della sua giunta riempiono già un intero bloc notes . Non solo non è riuscito a far nulla per la città e per i cittadini, ma il «cameriere» del premier ha inanellato un insuccesso dietro l'altro. L'unica cosa in cui è davvero bravo è fare photo-opportunity e passerelle in Piazza della Signoria con i potenti di turno: da Matteo Renzi a Sergio Mattarella, da Angela Merkel a Ron Howard, il Ricky Cunningham di Happy Days (al quale ha pure dato le «chiavi della città»).
Mentre tossici, immigrati e abusivi, rendono il centro storico invivibile. L'emergenza rifiuti ha ridotto Piazza del Mercato Centrale a un letamaio, le linee 2 e 3 della tramvia sono ancora un sogno e il Maggio Musicale è sempre in rosso. L'ultima perla di «Nardellik» (come viene chiamato dai fiorentini per una vaga somiglianza con Paperinik, l' alter ego super eroe di Paperino) quella di aumentare le tasse di propria competenza della Città Metropolitana di Firenze per nove milioni di euro, tra addizionale Rc auto (che passa dal 10,5 al 16 per cento) e addizionale Tia sui rifiuti (dal 3 al 5 per cento). Una pratica, quella di aumentare le imposte, della quale Renzi è un vero maestro.
«Vergognoso. Ancora una volta la sinistra al governo, a Roma come a Firenze, non riesce a uscire dalla logica del “tassa e spendi”, che colpisce indiscriminatamente i cittadini», commenta il capogruppo di Forza Italia al Comune di Firenze, nonché vicepresidente del consiglio regionale della Toscana, Marco Stella. Già nel 2008, l'imposizione fiscale determinata dal Comune di Firenze, era superiore alla media nazionale: 526 euro per abitante, rispetto a 442. Anche questo frutto dell'eredità di Renzi, che se n'è andato da Firenze lasciando tutti in un mare di guai. «Una decisione incomprensibile - sottolinea Stella - se si considera che a fronte di tagli di trasferimenti dal governo all'ente per 21,8 milioni di euro, la Città Metropolitana vuol vendere la questura e la caserma dei vigili del fuoco, da cui conta di ricavare 50 milioni». Evidentemente non sufficienti a ripianare i buchi di Provincia e Comune lasciati da Renzi.
Il metodo è sempre il solito. Dal 2009, anno in cui Renzi arrivò a Palazzo Vecchio, i debiti del Comune di Firenze aumentarono del 20 per cento e dopo aver fatto un bilancio preventivo sbagliato, il sindaco tagliò investimenti per 73,7 milioni su scuola, cultura, strade e ambiente. Vennero approvate cinquantadue delibere senza il parere di regolarità contabile, motivo per cui l'allora assessore al Bilancio, Claudio Fantoni, nel giugno 2012 si dimise parlando di «insanabili divergenze, in ordine alle procedure e alle azioni da mettere in atto relative alla gestione economico-finanziaria dell'ente, quindi alla sicurezza dei conti». L'indebitamento del Comune di Firenze aumentò durante l'amministrazione Renzi: nel 2013 era arrivato a 551 milioni, cresciuto di ben 30 milioni dal 2009. Ogni fiorentino oggi ha un debito di 1.421 euro già dalla nascita. E con Nardella la situazione non è altro che peggiorata.
«Con questo aumento viene disattesa la norma di legge sul federalismo fiscale, che prevede come non si possano sostituire le tasse nazionali con quelle locali, sommandole», conclude Stella. Posizione condivisa anche Cgil, Cisl e Uil: «Non possiamo accettare che ancora una volta si aggiungano tasse locali a quelle nazionali. È inaccettabile che per coprire il taglio dei trasferimenti da parte dello Stato si aumentino ancora le tasse locali, pagate per oltre il 90% da lavoratori dipendenti e pensionati».
La Provincia, che stando alle promesse di Renzi doveva essere abolita, ha solo cambiato
nome mantenendo le vecchie abitudini: far pagare ai cittadini i costi e gli sprechi della politica.Le linee della Tramvia di Firenze rimaste nella carta da anni i cui lavori hanno fatto per ora perdere solo tempo e denaro.
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