L'eredità di Vendola e quel piano ferroviario mai messo in pratica

Ferrotramviaria aveva ottenuto i fondi Ue che sono rimasti nel cassetto. Emiliano tace

L'eredità di Vendola e quel piano ferroviario mai messo in pratica

«È urgente ricostruire una trama di comunità che sappia guardare il mondo senza le lenti deformanti dell'ideologia dominanti».

Quante frasi come queste ha lasciato in eredità Nichi Vendola dopo aver abbandonato (almeno ufficialmente) la politica. Trascorsi dieci anni nell'incarico di governatore della Puglia, oggi si gode la famiglia in quel di Montreal e il vitalizio di 5.618 euro mensili della Regione.

L'eredità politica di Vendola dovrebbe comprendere anche un Piano dei trasporti, ma il disastro ferroviario di martedì scorso fa capire che nessuno ha voglia di intestarsela. A partire dall'attuale governatore, l'ex sindaco di Bari, Michele Emiliano. Eppure, in linea teorica i finanziamenti europei per il raddoppio della linea tra Andria e Corato avrebbero dovuto essere disponibili sin dal lontano 2007. Il piano operativo regionale Fesr 2007-2013, infatti, conteneva diversi «Grandi Progetti», (non è megalomania, in ambito Ue si chiamano così) uno dei quali riguardava proprio le Ferrovie del Nord Barese e il suo gestore Ferrotramviaria. Nell'ultima stesura del piano effettuata a inizio 2015 per salvare il salvabile, invece, di «Grandi Progetti» non c'era più traccia anche se Ferrotramviaria risultava tra i beneficiari dei fondi, ad esempio per il raddoppio dei binari tra Ruvo e Corato (circa 12 milioni ricevuti).

Che cosa non ha funzionato nella narrazione vendoliana? Perché la poesia non si è tradotta in fatti, come recitava un suo fortunato slogan? Perché Michele Emiliano oggi si vanta di aver inserito nel piano dei fondi europei 2014-2020 i 153 milioni per le Ferrovie Bari Nord? In primo luogo, a far difetto è stata la programmazione. Per quanto la Regione Puglia non sia certo la peggiore tra quelle meridionali, è abbastanza in ritardo nella definizione dei programmi. A fine 2015 (anno gestito per metà da Vendola) meno di un terzo dei piani di rafforzamento amministrativo, che definiscono gli interventi da realizzare, era stato completato.

A questo problema gestionale si aggiunge quello finanziario. I Fondi europei si spendono solo c'è la compartecipazione al 50% dello Stato e della Regione. E proprio Vendola, due anni fa, bloccò l'erogazione dei contributi regionali avendo la necessità di destinare risorse al capitolo sanità. In una Regione ad alta spesa corrente come la Puglia (che non differisce molto dallo Stato) le risorse per gli investimenti finiscono presto. Che cosa si fa allora per non perdere i fondi europei? Li si indirizza verso progetti già finanziati oppure verso opere a basso costo. Non a caso l'ex governatore si è beccato la reprimenda della Corte dei Conti Ue e Bruxelles ha sospeso erogazioni per oltre 500 milioni di euro a causa della scarsa trasparenza. Con quei soldi si sarebbero potuti realizzare più di tre raddoppi dell'Andria-Corato, ma tant'è. La burocrazia italiana, con la sua lentezza, fa il resto.

Eppure Vendola, come il suo ex compagno di partito Walter Veltroni, ha spesso raccontato di una politica capace di «spegnere i rancori e accendere le passioni». I rancori non si sono sopiti, ma in compenso l'inventore di Sel e i suoi sodali politici hanno «spento» la Puglia trasformandola in un deserto.

Niente più acciaio a Taranto, British Gas costretta ad abbandonare il progetto di rigassificatore a Brindisi, i fondi per il potenziamento del trasporto ferroviario dispersi nei corridoi del palazzo della Regione così il potenziamento dei sistemi di segnalazione. Su cui da Bari Vendola avrebbe anche potuto spendere qualche parola.

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