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L'errore di abdicare sulle radici cristiane

L'errore di abdicare sulle radici cristiane

Ci ripugnano i discorsi di chi, prima di denunciare Putin, critica gli Usa, la Ue e chi più ne ha più ne metta. Ci sembrano voler giustificare l'ingiustificabile: cioè l'invasione a freddo, decisa dal despota russo, di un paese sovrano e, pare, la sostituzione golpista del suo governo democraticamente eletto. Di fronte a questa enormità, bisogna ribadire che il colpevole è solo uno, l'autocrate e il suo regime.

Chiarito questo, l'Occidente e in modo particolare l'Unione europea devono riflettere sugli errori commessi: anche per affrontare al meglio la guerra, che continuerà per anni, contro il Dispotismo Orientale. Come tutte le guerre, anche questa sarà culturale. Ed il primo e madornale errore è di aver consentito a Putin di presentarsi come il rappresentante della identità, lui ex agente del Kgb ed erede della dittatura comunista. Ovviamente egli ne ha approfittato per travestirsi nel difensore dei valori tradizionali di fronte a un'Europa che il regime russo descrive perennemente come decadente. È un uso propagandistico e subdolo: Putin è semmai l'esempio del nichilismo allo stato puro e della violenza, insita nella tradizione dell'imperialismo zarista. Altro che valori occidentali: siamo in pieno dispotismo asiatico. Ma la Ue deve riflettere su quanto aver abbandonato la grammatica della tradizione giudaico-cristiana, in nome del politicamente corretto, del multiculturalismo, dell'ideologia della modernità e della società aperta, non l'abbia profondamente indebolita.

Due esempi. Anni fa, quando venne redatta la cosiddetta Costituzione europea, furono spuntati dal testo i riferimenti alle radici cristiane dell'Europa, in nome di un malinteso laicismo. Questo ha consentito a regimi come quelli di Putin, di brandire l'idea di identità cristiana e di farne un'arma impropria. Seconda caso, se si vuole più sciocco: il tentativo della burocrazia Ue di eliminare la parola stessa di «Natale» dai testi ufficiali e dai saluti.

Le guerre si vincono anche sul piano culturale: e se l'Europa non si dota di una identità fondata su valori solidi, come farà a contrapporsi al dispotismo orientale, in forma russa o peggio ancora cinese? Due giorni fa il Telegraph ha scritto che siamo all'11 settembre dell'Europa. La sfida islamista fu in parte vinta, negli Usa, grazie alla ripresa della tradizione americana.

È il percorso che deve intraprendere anche l'Europa contro Putin.

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