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"L'esecutivo ha dimenticato le imprese"

La critica di Bonomi (Confindustria). I commercianti: sui prezzi è allarme

"L'esecutivo ha dimenticato le imprese"

L'intenzione è quella di rimettere al centro le proposte, confrontarsi sulle idee, raccogliere spunti e proposte ravvivando il dialogo con le categorie produttive, quelle che negli anni d'oro di Forza Italia hanno guardato al partito azzurro come il loro naturale interlocutore.

Il partito guidato da Silvio Berlusconi e da Antonio Tajani non nasconde l'ambizione di riportare la disfida politica sul terreno che sente più naturale, recuperare l'identità originaria, cercando di farsi interlocutore privilegiato e portabandiera di misure per lo sviluppo, a partire dalla delega fiscale su cui ha puntato i piedi cercando di disinnescare i possibili inasprimenti fiscali. Per questo la prima giornata della convention «L'Italia del futuro» è segnata dalla presenza dei rappresentanti di tutte le grandi associazioni di rappresentanza, oltre che dei sindacati. Da Confindustria a Confcommercio, da Confartigianato a Confapi, da Confagricoltura a Confedilizia all'Ance, la cifra degli interventi è quella del grande allarme per una recessione che rischia di diventare dura realtà.

L'ospite d'onore è naturalmente il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. «Draghi chiede un grande patto per l'Italia, ne siamo felici. Abbiamo perso del tempo, potevano farlo prima ma noi siamo pronti. Avevamo chiesto politiche attive e sarebbe facile fare la battuta sui navigator che chiedono la stabilizzazione del loro posto di lavoro senza averlo trovato ad altri. Il governo ha preferito fare un taglio dell'Irpef che nessuno ha percepito quando poteva fare un taglio del cuneo. Le imprese sono state dimenticate, avevamo proposto un Ires del 15% per chi tiene gli utili in azienda ma non abbiamo avuto risposta. Io mi chiedo: perché la politica italiana non avverte più la necessità di ascoltare le imprese? Il rimbalzo del Pil dell'anno scorso, superiore al 6%, lo hanno fatto le imprese. Il Paese oggi sta rallentando, ma il rallentamento era arrivato da novembre».

Bonomi mette nel mirino la miopia dell'Europa. «Va messo un tetto al prezzo del gas, ma se non lo fa l'Europa lo deve fare l'Italia. La bolletta energetica passa da 8 a 60 miliardi, come può reggere il sistema industriale? I tecnocrati di Bruxelles vivono in un mondo tutto loro, gli obiettivi sono cambiati. È inutile fare 52 km di ciclabili oggi a meno che non si presupponga che andremo tutti in bici perché non avremo niente da fare. Oggi bisogna fare i rigassificatori, non le piste ciclabili».

Il monito per un futuro ricco di incognite viene lanciato anche da Carlo Sangalli che accende i riflettori su una variazione dei prezzi al consumo che risulterà superiore alla previsioni. Per questo «bisogna fare certamente di più rispetto ai 5 miliardi previsti nel Def». E se Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, denuncia la mancanza di autosufficienza della produzione agricola italiana e punta il dito contro una politica europea che «va nella direzione di destrutturare ancora il sistema produttivo», Gabriele Buia di Ance fa notare che l'aumento del costo delle materie prime rischia di vanificare l'effetto del Pnrr. Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, punta invece il dito sul possibile aumento della cedolare secca sugli affitti, «grande intuizione del governo Berlusconi i cui effetti verrebbero vanificati.

Non ce lo possiamo permettere».

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