A ll'insegna del «tutto fuorché votare», Ignazio Marino presenta la nuova giunta, o meglio la copertura delle tante falle che si sono aperte nella sua squadra dopo l'ultima ondata di dimissioni.
Le scelte compiute dal sindaco della Capitale sono tutto meno che rivoluzionarie. Si va avanti con un monocolore Pd, con un avallo poco convinto di Matteo Renzi che sceglie la «linea Orfini» - tenersi lontano da ogni rischio elettorale e prolungare l'agonia della giunta in attesa di tempi migliori - e l'appoggio esterno di Sel. E così il primo cittadino più che un rimpasto produce un «rimpazzo» per usare la battuta del consigliere comunale di Fdi, Fabrizio Ghera.
Marino ringrazia gli assessori sostituiti: Silvia Scozzese, Paolo Masini, Guido Improta e Luigi Nieri. E annuncia le sue «new entries»: Marco Rossi Doria è il nuovo assessore alla Scuola, il senatore Stefano Esposito va ai Trasporti. Luigina Di Liegro, consigliera comunale del Pd e già nel 2009 Assessore alle Politiche del Welfare e della Sicurezza alla Regione Lazio con Piero Marrazzo, prende la delega al Turismo. Il nome più pesante, almeno in termini di deleghe e portafoglio, è però quello del deputato Pd Marco Causi, individuato come nuovo vicesindaco (con le deleghe al personale) e assessore al Bilancio. Causi, dal 2001 al 2008, è stato assessore al Bilancio della giunta di Walter Veltroni. Nel 2008, al momento del suo addio, il debito di Roma raggiunse il livello più alto: 22,4 miliardi, con crediti pari a 5,7 miliardi. Il saldo, insomma, si attestava sui 16,7 miliardi. Una voragine. Certo a sua volta l'eredità lasciata dalla precedente giunta non era certo stata leggera, ma di certo il debito non venne certo aggredito durante la gestione Causi.
Come se non bastasse Marino piazza nei due incarichi più delicati due assessori «part time», ovvero Causi ed Esposito, entrambi parlamentari. Nonostante le sollecitazioni delle opposizioni - che fanno anche notare il conflitto di interesse potenziale del doppio ruolo - i due nuovi membri della squadra di Marino decidono di mantenere i rispettivi scranni alla Camera e al Senato. Una scelta che non sembra particolarmente rispettosa né per l'una né per l'altra istituzione. «Al Campidoglio inizia la fase due, ossia quella due incarichi», scherza il parlamentare di Forza Italia, Luca Squeri. E Barbara Saltamartini sottolinea come sia un po' difficile il tentativo di Marino di rilegittimarsi dopo due anni e un mese di amministrazione.
La ricetta per rimettere in piedi una Giunta che in due anni ha perso nove assessori, è stata colpita da Mafia Capitale, e dopo gli strali del New York Times , ieri ha dovuto incassare quelli provenienti dal francese Le Monde , insomma non sembra certo quella giusta. Ma tant'è, Renzi su Roma ha deciso di giocare in difesa, evitando di metterci la faccia, assecondando l'insistenza del proconsole romano, Matteo Orfini, e coltivando molti dubbi sulle reali possibilità di riuscita del nuovo tentativo «mariniano». Un ripiegamento confermato anche dalla scelta di evitare ieri sera il comizio finale alla Festa dell'Unità di Roma.
Una decisione legata anche a motivi di sicurezza visto che sembrava palesarsi all'orizzonte il rischio di pesanti contestazioni, tra grillini furiosi, docenti arrabbiati e movimenti di lotta per la casa. Ma che sembra coerente con la «politica dello struzzo», per dirla con Alfio Marchini, adottata nei confronti della «questione capitale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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