Elezioni politiche 2022

"Non va bene una donna così". Letta getta ancora veleno sulla Meloni

Il segretario del Pd è terrorizzato dall'ipotesi che il primo presidente del Consiglio donna possa essere di centrodestra: "Porta avanti politiche maschiliste e patriarcali"

"Non va bene una donna così". Letta getta ancora veleno sulla Meloni

Nulla da fare. La sinistra continua a essere ossessionata dal centrodestra e prosegue nella sua campagna elettorale di denigrazione degli avversari. Su tutti c'è Enrico Letta che, evidentemente terrorizzato dall'ipotesi che il primo presidente del Consiglio donna possa essere di centrodestra, è sempre più nervoso e non si esenta dalle farneticazioni contro Giorgia Meloni. Quella sinistra che si è sempre fatta paladina delle donne e delle quote rosa, ora si tira indietro e storce il naso sulla possibilità che per la prima volta a Palazzo Chigi non ci sia un uomo.

Le farneticazioni di Letta

Il segretario del Partito democratico probabilmente è geloso, non accetta l'idea che la Meloni possa prendere le redini di un prossimo governo. Contrastare politicamente l'avversario è di certo una pratica democratica, ma viene da chiedersi come mai il fronte rosso non abbia deciso di presentarsi con una donna come aspirante premier. E così a Letta non rimane che sposare ancora una volta la linea del fango contro la presidente di Fratelli d'Italia, accusata di avere ideologie troppo antiche.

Il numero uno del Pd, intervistato dal Corriere della Sera, non vede affatto di buon occhio un esecutivo guidato da Giorgia Meloni: "Io dico che non va bene una donna che porta avanti politiche maschiliste e patriarcali". E, come se non bastasse, ha ribadito che a suo giudizio la leader di FdI e Matteo Salvini vogliono disfare l'Europa: "Vogliono un Continente dominato da un ritorno dei nazionalismi e dai veti, rifiutano la federazione e le scelte a maggioranza: così l'Europa va in frantumi e si espone ad ingerenze straniere".

È solo l'ultima di una serie di accuse che l'ammucchiata di sinistra ha rivolto al centrodestra. In precedenza qualcuno è arrivato a dire che un'eventuale vittoria della coalizione di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia sarebbe pericolosa perché intraprenderebbe una stagione con una deriva estremista e contro i diritti civili. E - non dimentichiamo - lo stesso Letta aveva lanciato un allarme democratico, arrivando a paragonare le elezioni di domenica alla Brexit. Una follia.

Il doppiopesismo della sinistra

Questa campagna elettorale ha fatto emergere il solito doppiopesismo della sinistra. Il segretario del Partito democratico ha fatto scattare le sirene per lo scenario di una vittoria dilagante del centrodestra, che potrebbe cambiare la Costituzione in maniera autonoma: "Vogliono stravolgere la Carta, anche da soli. Glielo impediremo". Si è accodato anche Pier Luigi Bersani che, intervistato da La Stampa, ha aggiunto: "Non tocchino la Costituzione, gli italiani non lo permetteranno".

Diamo un messaggio ai compagni della sinistra: apportare delle modifiche alla Costituzione non è una prerogativa rossa. Lo prevede l'articolo 138, secondo cui non serve procedere con il referendum se la legge viene approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Se il centrodestra avrà una maggioranza di due terzi del Parlamento ne avrà la facoltà. Numeri così forti non sarebbero calati dall'alto ma frutto del consenso popolare.

Il che risulta essere strano per chi è abituato a privilegiare i giochi di palazzo.

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