«Non è il mio modo di pensare che ha fatto la mia rovina, ma il modo di pensare degli altri» diceva di sé il marchese de Sade, con una frase che invita alla riflessione anche i politici. Ora, raccontano quelli che sanno, sia Enrico Letta che Matteo Salvini sono «grandi compulsatori» di sondaggi. Ad aggiungere fuoco ci sono le primarie di Torino e di Roma. «Sono farlocche» sostiene il segretario leghista, perché il Nazareno ha già scelto Roberto Gualtieri. Ma lo scontro tra i due, sanguigno il leader della Lega, compassato il segretario del Pd, si è scatenato su Polimetro dell'Ipsos di Nando Pagnocelli, uno degli istituti più solidi, che consegnerebbe al Pd lo scettro di primo partito, seguito da Fratelli d'Italia e con la Lega in terza posizione.
È vero che le distanze sono da cronometro in vasca, 20,8, 20,5 e 20,1, o come dice il medesimo Pagnoncelli, «non bisogna essere Gallup per capire che tre partiti nello spazio di 0,7% non significa nulla, perché la differenza rientra nel margine di errore statistico», e infatti altri sondaggi negli stessi giorni davano risultati diversi: sale la Lega, sale Forza Italia, scendono gli altri, secondo Emg per Agorà; prima la Lega, seconda Fdi, terzo Pd in base a Swg per La7). Aggiunge Renato Mannheimer: «La verità è che statisticamente Fdi, Pd e Lega sono uguali. È una bella gara». Molto dipende dai metodi di stima, dalle rielaborazioni del ricordo del voto, dalle precedenti elezioni di riferimento, alla fine inevitabilmente dal committente. «Come ci diceva a Pisa Giacomo Sani, maestro di scienza politica e studioso di ricerca politica-sociale, ragazzi, bisogna fare la media delle medie» sintetizza Roberto Weber di Ixè, forte anche della sua esperienza in Swg.
Ma questo è un caso in cui un decimale fa gridare alla vittoria o piangere per la sconfitta. Ecco Salvini: «L'unico sondaggio in cui il Pd è primo è della casa di sondaggi che lavora col Pd». E Letta: «Stando al governo con Draghi noi cresciamo e Salvini cala pesantemente. Punto». C'è anche l'irritazione di Pagnocelli: «Polimetro è lo stesso strumento che nel 2019 dava la Lega al 35% e l'indice di popolarità di Salvini al 56».
Il contrasto Letta-Salvini si allarga alle primarie del Pd torinese, grazie alle quali Stefano Lo Russo è candidato sindaco con 4.229 voti. Non una moltitudine. Salvini parla di «disastro» e cita un calo di partecipanti dai 53.000 voti alle primarie per Fassino agli 11.651 di domenica scorsa. Ironizza anche la sindaca Chiara Appendino, col suo peso di buona e stimata borghese: «Non mi sorprende. Si percepiva che non c'era questo interesse». Letta difende i suoi militanti: «Erano le prime primarie dopo la pandemia». Una disaffezione destinata a durare?
I sondaggisti prevedono esiti diversi in futuro, a Roma ma soprattutto a Bologna, dove si voterà domenica prossima.
Matteo Lepore, il candidato dem sostenuto personalmente anche dal leader M5s Giuseppe Conte, è un test nazionale, sia dell'alleanza tra Pd e Cinque stelle che della forza di Isabella Conti, la candidata di Renzi che rifiuta l'etichetta di renziana, non dispiace a destra ed è riuscita nell'impresa di spaccare il Pd di Bologna. Gli scenari di partecipazione sondati sono tre e il più basso è già considerato alto. A giorni la sentenza.
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